Guerra finanziaria: il burlesque della rovina, il paradosso del Bel Paese By Enrico Monaco(ilrasoio.wordpress.com)

“Vendi tutto Giovanni, nel giro di un minuto le azioni della Parmalat saranno carta straccia”.

Urla scomposte e frasi disarticolate dalla fretta attraversano la borsa di Milano.

“Mio Dio, i pescecani di Taiwan si sono fiondati sulle Generali… E l’altro ieri hanno spolpato Alitalia. Vendi Giovanni… Anzi no, chiama aiuto, telefona a Silvio, la Lega, anche D’Alema e se lo trovi pure il Papa”.

L’Italia è sotto attacco, e la paura si diffonde veloce come la peste, sospinta da un catastrofismo italo-borghese. Tutti si chiedono chi siano i nemici invisibili che, tastiere alla mano, picconano il fragile Bel Paese.
Subito Tremonti assicura la stabilità dei Bond, e altrettanto velocemente un vaffanculo bipartisan lo raggiunge. La borsa di Milano sta crollando come un castello di sale divorato dalla speculazione di un esercito di privati mercenari assoldati dal Dio Pluto.

“Giovanni, prega Dio!!! Se esiste, è il momento buono per farcelo notare”.

Il silenzio cala sull’Italia, come quello che precede il grande salto. Non occorre una parola per capire che le antiche contrapposizioni sono annullate: un nemico più grande e invisibile minaccia il paese. Subito D’Alema e Berlusconi in video conferenza schierano i loro soldati, mostrando “un’insolita sintonia”; le Generali sfoderano i loro Eroi finanziari sulle Giulie. Marchionne fa il suo sul versante francese e dà battaglia in tutte le zone del mondo, creando grande instabilità: è in questo contesto favorevole all’Italia che vengono lanciati i gioielli Fincantieri, Ferrari e Fiom.

La Compagnia, motivata da un discorso appassionato di Marco Travaglio, si lancia sui mercati asiatici con fame e mancanza di pietà. Tuttavia il fronte mercenario resiste agli attacchi eroici dei nostri, e già lo sconforto si diffonde tra le nostre file. Quand’ecco la svolta: Michele Santoro riesce a trovare la strada di casa (si era smarrito nel tubo catodico della Rai) esce correndo dagli studi romani e lancia la volata finale alla volta di S.Pietro. Là il Papa sorseggia un Primitivo con aria decadente.
Il giornalista si ferma davanti a lui, lo guarda con aria circospetta e accusatoria, poi arringa un grande discorso che lascia il Pontefice spiazzato. “Ma Michele, non posso chiedere a tutti i fedeli di vendere le loro azioni in nome di Dio, ci sarebbe un grave conflitto d’interesse. Senza contare che le casse della Chiesa subirebbero enormi perdite.”
Santoro lo fissa con uno sguardo da mangiapreti, convincendolo all’istante. Migliaia di piccoli investitori si riversano così sul mercato come cavallette bibliche, stravolgendo le sorti della battaglia e i mercati del Nord America. Nell’impeto dei fatti, Mastella muore d’infarto liberando contemporaneamente uno scranno al parlamento europeo e quello di sindaco a Ceppaloni, scatenando una festa liberatoria che poi si estenderà in tutto il paese.

Così ebbe fine la suddetta storia.

Naturalmente il popolo non capì mai contro chi fu combattuta la battaglia, né gli altri paesi compresero da che parte ci fossimo schierati. Fu così che ne Bel Paese cambiò poco o nulla, senonché tutti, all’indomani del conflitto finanziario, si sentirono un po’ più italiani di prima.

Enrico Monaco

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