Omsa-Faenza-Italia

Marchionne probabilmente verrà ricordato come il fondatore di una nuova corrente di pensiero, oppure come colui che ha coniugato tanti pensieri creando un nuovo paradigma imprenditoriale (?). I punti principali sono la critica, moderata e senza fare nomi, verso lo Stato italiano ed il sistema Italia, la critica feroce verso la Cgil, la benevolenza verso altre sigle sindacali portatrici, secondo Sergio, di nuovi modelli contrattuali e la tolleranza zero verso i lavoratori ed i sindacati che non si piegano a questo stato di cose. Il risultato, per la Fiat, della sua politica è il continuo crollo del marchio, mese dopo mese, causato, tra le altre cose, anche da un’offerta di modelli significativamente inferiore rispetto agli altri concorrenti europei. Il buon Sergio afferma che non è questo il momento di immettere sul mercato nuovi modelli e se lo dice lui ci crediamo.

Marchionne, lo strapagato Marchionne, ha però una soluzione: delocalizzare in Serbia e come lui sono giunti alla stessa conclusione i proprietari dell’Omsa Faenza. Queste decisoni, del neo-capitalismo italiano, toccano ovviamente i territori e le persone coinvolte, da ciò la domanda su come vivano gli uomini, le donne ed bambini toccati da questa politica, come sono i rapporti sindacali all’interno di queste situazioni; i nuovi modelli innovatori della Cisl e della Uil sortiscono effetti positivi per i lavoratori? A queste domande abbiamo cercato di trovare risposte attraverso un’intervista concessa da Samuela Meci e rilanciando, attraverso un link, un articolo apparso sul Fatto Quotidiano.


Link articolo Fatto Quotidiano


Mario Zaccherini

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Filed Under: FeaturedLavoro e Welfare

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