Cervelli in fuga, ma perchè? Il fisco e l’ennesimo piatto di lenticchie all’italiana.

Chi è nato dopo il 1° gennaio 1969, possiede una laurea, ha lavorato negli ultimi due anni all’estero e decide di rientrare in Italia godrà di un forte incentivo fiscale: i maschi verranno tassati sul 30% del reddito, le femmine sul 20%. Questa l’iniziativa parlamentare bipartisan per far sì che i laureati italiani all’estero, che sono quattro volte quelli tedeschi, due volte quelli francesi, tre volte quelli inglesi o spagnoli, tornino nel loro Paese.

Ma siamo sicuri che sia fiscale il motivo per cui i “cervelli” che vanno all’estero per completare la propria formazione spesso non rientrano più in Italia? Dal momento che i “cervelli in fuga” italiani si trovano per lo più in Inghilterra, USA, Germania, Francia e Spagna, paesi per lo più caratterizzati da una forte e ineluttabile tassazioneza, il motivo che costringe numersose ragazze e ragazzi all’estero deve essere un’altra.

Chi fa ricerca e per qualche motivo finisce per farla fuori dall’Italia, accetta di subire la lontananza dalla famiglia e dagli amici, dalla persona amata e dalle consuetudini, non certo per sistemarsi in Paesi dal regime fiscale più dolce, ma soprattutto per avere la possibilità di far progredire la scienza e la tecnologia in un ambiente più libero, autonomo e meritocratico. Per questo ritengo che l’iniziativa parlamentare discussa in queste settimane in Parlamento, pur non essendo certo una “cattiva” legge, non centri in alcun modo il bersaglio che intende (o sembra intendere) colpire.

Cattiva organizzazione e sprechi, mancato collegamento con il mondo dell’impresa e dei servizi, una burocrazia universitaria autoreferenziale e ostica, finanziamenti insufficienti, impossibilità di una carriera su basi diverse dall’anzianità: sono questi gli elementi che fanno sì che in Italia non ci siano le condizioni per una ricerca efficiente e produttiva per il Paese. Tutto il resto, parte fiscale compresa, sembra davvero un tentativo di conquistare il voto dei “cervelli in fuga” con un piatto di lenticchie.

Jacopo Lanzoni

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  1. Ugo Bernasconi says:

    Buongiorno a tutti. Negli ultimi 3 mesi quando chiedo a qualche conoscente sulla cinquantina, cosa fa tuo figlio/figlia la risposta quasi sempre é la stessa…….si sta specializzando all’estero o sta lavorando all’estero.
    Visto che il fenomeno dell’EMIGRAZIONE GIOVANILE sta diventando un problema non trascurabile, ho provato a chiedere un pó a tutti le motivazioni e dicendola in parole povere l’Italia non offre prospettive …………..
    Non ci sarebbe da meravigliarsi del contrario, negli ultimi tempi coloro che dovrebbero dare appeel al paese invece pensano al sex appeel e questi sono i risultati. A parer mio la situazione é scappata di mano alla grande e se poi a scappare son pure le eccellenze giovani stiamo freschi, son pochi quelli che parlano di infrastrutture, di rete, di integrazione di energia, la parola d’ordine é potere e danaro tutto il resto é censurato.
    Probabilmente chi emigra é dalla parte della ragione. Cordialitá

  2. Mario Zaccherini x pensieri says:

    Caro Ugo, è un gran piacere leggere ancora tue considerazioni.
    Che dire? Hai fatto l’analisi e ti sei risposto da solo.
    Faccio fatica ad aggiungere ulteriori elementi, posso solo esprimere delle considerazioni personali.
    L’Italia, per tutta una serie di ragioni ed anche di messaggi culturali, vive in una realtà di completa anomalia rispetto agli altri paesi avanzati.
    E’ passato il messaggio che fare soldi sia facile ed anche veloce, l’importante è essere più furbi degli altri.
    Non importa la scolarità o la professionalità maturata, l’importante è essere scaltri e disponibili al rischio.
    Se penso che delle madri, ancora oggi, sognano per le loro figlie un futuro da veline mi si ghiaccia il sangue.
    In sintesi, mi espongo, stiamo vivendo il berlusconismo.
    Come superarlo?
    Non è facile, sarebbe semplice ridurre il berlusconismo a Berlusconi, ma non è così!
    Questo modello culturale, al momento, non solo non trova ancora in opposizione un altro modello culturale, ma ha pervaso anche zone del centro sinistra.
    Che fare?
    Non lo so, guardando lo scenario italiano, non lo so proprio.
    Quello che auspico è che almeno torni il buon senso, che chi ci governerà abbia le competenze ed il coraggio di mettere i problemi del paese sopra ai propri egoismi.
    Bisogna avere il coraggio di dire che il lavoro è fatica e sudore, che bisogna ripartire dall’istruzione (certi punti della riforma Gelmini, pur essendo di sinistra, non ti nascondo che devono rimanere) e dalla riduzione del costo del lavoro.
    Bisogna avere il coraggio di dire che la politica ha dei costi che il paese non può più sostenere, che l’apparire è importante, ma l’essere ancora di più.
    Bisogna avere il coraggio di dire che l’Italia ha bisogno di politici esperti di economia, lavoro, comunicazione e non più di giochi di palazzo.
    Bisogna avere il coraggio di dire che chi vive fuori dalle regole ha un solo destino: il carcere.
    Caro Ugo, mi sto rendendo conto di scrivere una lungo elenco di ovvietà, ma se non ripartiamo da quelle temo che il nostro futuro sarà molto buio.
    Grazie per l’attenzione che ci dedichi.

    Mario Zaccherini

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