Referendum: un voto per la Democrazia, per l’Orgoglio e per la riscossa del nostro Paese. By Enrico Monaco

Quando ho cominiciato a raccogliere informazioni sui quesiti del referendum erano i primi di Gennaio; in prima linea ricordo l’operosità del Comitato per l’Acqua pubblica, un repentino assemblaggio di differenti sensibilità che lavoravano a pien ritmo contro tutto e tutti, oscurati dagli scandali ben più ingombranti della politica istituzionale e ostacolati dalla disattenzione di massa di un elettorato deluso e provato dalla stagione che aveva visto la guerra sulla Scuola e l’Università. In principio furono loro ad inserire con giusta prepotenza il servizio idrico nel dibattito pubblico.

L’Idv, a conclusione di una lunga guerra per la legalità, nello stesso periodo spingeva per il legittimo impedimento, portando avanti politicamente anche la questione dell’acqua.

Infine il governo (o Berlusconi, al momento non sono più la stessa cosa) scegliendo la via del nucleare senza risultare abbastanza credibile per realizzarlo, accese l’ultima miccia della nuova stagione politica che stiamo vivendo.

Presero forma – con il lavoro tenace della società civile e di partiti più piccoli come Rifondazione, Movimento 5 stelle, Idv, Sel (i più grandi erano impegnati a scannarsi, internamente ed esternamente)- i 4 quesiti:

- il primo chiedeva di rendere la gestione dell’acqua completamente pubblica.

- il secondo chiedeva di eliminare il guadagno fisso del 7% per il privato facente parte della gestione semi-pubblica.

- il terzo chiedeva l’abrogazione del legittimo impedimento.

- il quarto chiedeva di fermare per sempre il nucleare italiano.

Questa scintilla scaturì da poche persone, un minoranza di folli che voleva avere voce in capitolo su scelte così importanti rifiutando l’appoggio politico, rimanendo distanti dal Palazzo.

Oggi assistiamo ad una mobilitazione imponente di soggetti politici, di singoli cittadini e di associazioni dal carattere trasversale.

Il centrosinistra in modo compatto si è schierato per 4 sì, cioè contro il nucleare, a favore della pubblicizzazione del servizio idrico e contro il legittimo impedimento. Il Pdl -dopo aver sostenuto il ritorno al nucleare, la privatizzazione dell’acqua e il legittimo impedimento- è stato costretto ad una brusca frenata, lasciando libertà di voto ai propri elettori (spingendo non troppo segretamente per l’astensionismo). La Lega, dopo aver avvallato le decisioni del governo in momenti felici per la destra, oggi strizza l’occhio al sì sull’acqua pubblica, ricordandosi delle sue vecchie radici e degli elettori fedeli, con venature anti-capitaliste e comunitarie, che l’appoggiarono. Varie personalità del Pdl tra cui la Prestigiacomo, governatore della Sardegna, e non pochi altri si sfilano verso i sì, seguendo Fli e la Destra (sociale) di Storace. Insomma, il centro-destra in questo frangente sembra emulare per frammentarietà il centro-sinistra esistente prima delle elezioni amministrative.

Ma, cari lettori, ho capito che questo referendum sarebbe diventato qualcosa di più quando ho visto scendere in campo -con una posizione a cui non riuscivo a credere- la Chiesa cattolica.

Le Acli qualche giorno fa hanno annunciato con toni da battaglia, simili alle narrazioni più avvincenti messe in campo da Nichi Vendola, che mobiliteranno il loro milione di iscritti per sostenere il sì all’acqua pubblica e all’eliminazione dei programmi di sviluppo nucleare. I vertici della Chiesa che spesso assumono posizioni “molto prudenti”, questa volta sono nette nella difesa dell’acqua come bene pubblico e del no al nucleare: Famiglia Cristiana e Avvenire sono in prima linea nella battaglia.

Quindi molti cattolici andranno a votare; molti elettori del centro-sinistra ci andranno, galvanizzati dai risultati delle amministrative; la base della Lega si muoverà in qualche modo, chi per aiutare il partito a smarcarsi dal Pdl, chi per etica personale. La rete di comitati porterà alle urne la società civile più lontana dalla politica, grazie all’impegno di realtà come il Popolo Viola e le altre migliaia che ad oggi sono vivissime in Italia.

Ora cosa rimane da fare? Informarsi bene e convincere tutti a seguirci nelle urne.

Perché?

Perché questo voto ha un valore che va oltre l’invocazione del referendum. Le decisioni che noi italiani siamo chiamati a dare toccano il tema della Giustizia e il tema dei Servizi Primari e della Salute (Acqua e Nucleare). I risultati che usciranno da quelle urne condizioneranno il nostro paese a lungo termine.

Influiranno sulla stabilità politica e sulla democrazia, sull’economia del nostro paese, sulla Salute dei cittadini di oggi e quelli del futuro.

Cosa può succedere?

Se non si dovesse raggiungere il quorum vincerebbero le scelte congelate dal governo: vincerebbe il nucleare, vincerebbe la privatizzazione dell’acqua e vincerebbe il legittimo impedimento. Berlusconi avrebbe un buon motivo per tornare alla ribalta e l’Italia cadrebbe di nuovo nella sfiducia, lasciando le redini del paese ancora una volta alla classe dirigente e ai poteri forti (Marchionne, Confindustria, paesi esteri come Francia, Russia, Cina e America) che in modo non troppo occulto influenzano le sorti del nostro paese.

Se invece si raggiungesse il quorum e vincessero i , si verificherebbe un rafforzamento delle istituzioni democratiche e una conseguente maggiore stabilità politica, dovuta alla continuità della scelte politica emersa con forza in queste amministrative. Vincerebbe un’idea di gestione comune delle risorse del nostro paese, la cui sede sarebbero le istituzioni (Stato, Regioni e Comuni). Vincerebbe l’entusiasmo della partecipazione e perderebbe la disillusione che ci porta a pensare che questo paese sia irrimediabilmente bloccato. Sicuramente non vincerebbe nè il centro-sinistra, nè il centro-destra, ma vincerebbe l’Italia per la natura trasversale della battaglia a favore dei sì.

Io domenica andrò a votare per rafforzare la democrazia e per dire al paese che desidero delle istituzioni all’altezza. Andrò a votare per rimarcare che sono un cittadino italiano, con diritti e doveri, tra cui quello del voto.

Andrò a votare sì per i due quesiti dell’Acqua, perché voglio un sistema idrico basato su una gestione diretta dai comuni e che non permetta la vendita secondo criteri di mercato, perché l’acqua è un diritto.

Andrò a votare sì al quesito sul nucleare perché è una risorsa in crisi da tanti anni, la materia prima scarseggia quindi i costi per utilizzarla si alzano, è dannosa per la salute delle persone a tempo indeterminato e permanente, e perché come classe dirigente abbiamo già dimostrato di essere incapaci nel gestirla. Ed infine perché le alternative esistono e si chiamano energie rinnovabili e razionalizzazione del sistema elettrico nazionale.

Andrò a votare sì per abrogare il legittimo impedimento, perché chi governa deve dare l’esempio e deve essere una persona non ricattabile, chi lo è ha semplicemente sbagliato ambiente e deve sottoporsi alle regole della Giustizia.

Enrico Monaco

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