IMOLA 2012: APPUNTI INTERVENTO ASSEMBLEA 23/5/12 DIPENDENTI COMUNALI

Paolo Cinti – 23 maggio 2012 – Assemblea Sindacale Lavoratori Comune di
Imola -Servizi in progetto di aziendalizzazione

SULLA COSTITUENDA SOCIETA’ STRUMENTALE IMOLESE
Proviamo a fare il punto della situazione

Sempre in merito alla costituenda società di scopo del Comune di Imola riterrei importante tentare di fare il punto della situazione: il Comune tramite il Sindaco, la Giunta e le forze politiche della maggioranza presenti in Consiglio, hanno dimostrato inequivocabilmente la loro impermeabilità a tutte le “ragioni ostative” poste dai lavoratori e dalle OO. SS..
Il sostegno acritica dell’ operato della Giunta da parte delle forze di maggioranza ha indotto quest’ ultima a dare un forte colpo di acceleratore al processo costitutivo, avviando le formali procedure di “cessione di ramo di azienda”. Incontri, dibattiti, manifestazioni pubbliche di protesta, che hanno trovato anche tanto rilievo sulla stampa locale, non ha incontrato riscontro nella sensibilità politica di chi governa la nostra città.
L’ incomunicabilità fra le parti pare faccia sempre più da padrone, il conflitto sembra non trovare via di uscita, la concertazione (quella vera) più volte enunciata come valore politico imprescindibile non ha mai trovato cittadinanza nei metodi adottati da questa Amministrazione .
La questione risulta indubbiamente complessa, siamo di fronte al classico caso in cui metodo e merito sono tanto correlati da apparire una cosa sola, ma nonostante ciò, sarebbe necessario tentare di scindere, per meglio comprendere la situazione.
Il metodo adottato dalla Amministrazione non si è certamente contraddistinto come massimo esempio di trasparenza e nemmeno caratterizzato dalla ricerca di reali momenti informativi-partecipativi, sia nei confronti dei lavoratori che nei confronti dei cittadini elettori e fruitori-beneficiari dei servizi.
I rari momenti in cui l’ Amministrazione si è rivolta all’ esterno del “Palazzo” risultano sempre contrassegnati dalla necessità di annunciare l’ ipotetica validità della scelta, adottando metodologie pubblicitarie e non certamente percorsi democratici, informativi e partecipativi.
L’ idea a priori che ogni forma di innovazione debba ineludibilmente passare attraverso una fase di scontro pare sia profondamente gretta, limitata e molto lontana dalle aspettative politiche che i lavoratori e i cittadini potevano avere al momento dell’ insediamento di questa maggioranza.
Il muro contro muro tra Giunta e lavoratori sta producendo danni evidenti, perseverare su questa strada e radicalizzare le posizioni, produrrà inevitabilmente una tale caduta di fiducia da rendere sempre più complessa ogni possibile soluzione.
Il Sindaco, con il formale avviamento delle procedure di “attivazione di cessione di ramo di azienda” ,tenta di spostare l’ attenzione in favore di una trattativa relativa al nuovo contratto di lavoro, in modo di rendere di fatto superate le ragioni originarie del conflitto, portando i lavoratori e le loro OO. SS. alla sottoscrizione di un accordo di tipo aziendale.
Ma siamo davvero entrati in un vicolo cieco senza via di uscita?
Proviamo di ipotizzare alcune possibilità:
1°) Date le ragioni che hanno portato alla radicalizzazione delle posizioni e quindi allo scontro di piazza, probabilmente l’ Amministrazione si trova in una posizione tale da ritenere “conveniente” giungere velocemente a compimento la realizzazione della proposta di aziendalizzazione. Pertanto il ricorso ad un percorso concertativo, relativamente alla sola trattativa per un nuovo contratto di lavoro pare oggi ragionevolmente praticabile, probabilmente ritrovando nell’ Amministrazione disponibilità precedentemente non immaginabili.
2°) Considerato che i contenuti dello scontro vanno di gran lunga al di là della importante materia della tutela e dei diritti dei lavoratori coinvolti, il livello dello scontro potrebbe ancora inasprirsi.
I lavoratori tenendo ferme le loro opinioni e posizioni, affermano la loro più completa indisponibilità a sottostare a qualsiasi procedura obbligatoria di passaggio a favore di forme societarie per quanto pubbliche.
I lavoratori prendendo coscienza che la posta in gioco non si limita alla tutela dei diritti sul lavoro ma coinvolge tutta la questione relativa alle funzioni della Pubblica Amministrazione, si assumono l’ onere della tutela di quel valore aggiunto che è proprio di un Pubblico Servizio.
Caratteristiche quali la necessità di produrre servizi adeguati ai bisogni specifici della collettività, tenendo in particolare considerazione le esigenze delle fasce più deboli, risultano chiaramente non essere riconducibili alle rigide regole del mercato.
L’ inevitabile esigenza di salvaguardare i principi basilari della funzione pubblica, la cui “mission” deve essere in primo luogo la qualità dei servizi, molto difficilmente potranno conciliarsi con le logiche societarie, per quanto di natura pubblica.
Quelle attività che per anni sono state svolte dai pubblici dipendenti, anche con ragguardevoli risultati (e non siamo noi lavoratori ad affermarlo), allo stato attuale delle cose si sostiene che dovrebbero essere esternalizzate, aziendalizzate, in quanto l’ Ente Locale si trova nella oggettiva condizione di non potere praticare una gestione efficace a causa dei limiti imposti dalle rigide norme procedurali ed economico-finanziarie definite dallo Stato.
Prendere atto che è semplicemente così e cercare di operare per il meno peggio, ricercando solamente facili scorciatoie, risulta politicamente sconcertante.
Rinunciare ad avviare un processo di sperimentazione di una nuova organizzazione interna delle risorse umane e del lavoro, basata su criteri di programmazione, controllo e produttività, condivisi con i lavoratori, valutandone e misurandone i risultati, sarebbe perdente in un qualsiasi contesto lavorativo (pubblico o privato)
Immaginando che quanto precedentemente affermato, dovrà comunque realizzarsi nella fase di organizzazione della costituenda società, nell’ intento di realizzare quel minimo di efficentamento tale da giustificarne almeno la costituzione stessa, non si comprendono le assolute rigidità nei confronti dei lavoratori e della loro disponibilità a mettersi in gioco nella difesa della Pubblica Amministrazione e del proprio ruolo costituzionale.
Quindi, non tanto e non solo nella difesa del lavoro pubblico e della funzione pubblica dei lavoratori coinvolti, risulta sempre più imprescindibile mettersi in campo, per trasferire questa analisi-confronto nella società civile organizzata di questa comunità locale e per spezzare quel confine sempre più marcatamente tracciato tra le logiche di “kasta” e le esigenze e i bisogni della gente comune.
La complessa situazione che si è venuta a delineare trasferisce inevitabilmente questo onere ai lavoratori e alle loro OO. SS.; è un’ incombenza dalla quale i lavoratori non possono impunemente sfuggire, perché ne verrebbe coinvolto non solo il nostro lavoro, la nostra credibilità di pubblici lavoratori al servizio dei cittadini ma anche il destino e il futuro della qualità del vivere nella nostra comunità locale.
Prendere coscienza della situazione in cui ci troviamo passa inequivocabilmente dall’ infrangere l’ apatia che rischia di anestetizzare le energie e le intelligenze che esistono in noi e nella società civile, interrompendo quel percorso di affermazione e consolidamento di quella “kasta” ormai sempre più lontana dai bisogni reali della comunità locale..
Per raggiungere questi obiettivi, emerge fortemente l’ esigenza di dare una forma organizzativa al movimento, democraticamente riconosciuta, sotto forma di “Comitato dei Lavoratori in Lotta”; detto comitato dovrà essere in grado di dare risposte politico-organizzative per tutte quelle iniziative pubbliche di informazione-confronto con i cittadini, allargando a tutto campo la reale partecipazione.
Emerge sempre più la necessità di stanare quella “politica locale” che si è sempre più fatta “kasta” , trasformando il contenuto della nostra lotta in metodo e merito a favore di un ampio movimento di opinione che attraversi la società civile della nostra comunità locale.
Confermando la volontà di tenere alta la pressione nei confronti delle forze politiche locali e in particolare di governo, dobbiamo fare attenzione di non scadere in facili (reali o presunti) egoismi e interessi di parte; cogliere ogni opportunità senza rischiare di ledere la sensibilità comune, mettendosi in concorrenza con tematiche di tutt’ altra rilevanza politica o sociale (ad esempio: penso ai temi e alle iniziative che sono già in programma in questa città nella serata di oggi).
Allo scopo sarei per proporre un presidio permanente del Comune di Imola, organizzare la presenza attiva a tutti i Consigli Comunali, realizzare volantinaggio anche porta a porta, produrre manifesti e predisporne l’ affissione, preparare e organizzare una assemblea pubblica dandone la massima rilevanza, organizzandola all’ aperto, programmare e realizzare incontri con tutti i forum, centri sociali e ogni forma organizzata sociale e culturale della città (ancora da individuare).

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Filed Under: Diritti civili e libertà personaliFeaturedesternalizzazioni

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