Parlare di mafia e’ antipolitica?

Quando si parla di mafia ormai l’assuefazione la fa da padrona; sappiamo, conosciamo, immaginiamo, prevediamo e parliamo di un fenomeno, di uno Stato dentro allo Stato, che in realtà non vediamo o crediamo di non vedere nella vita quotidiana.

Siamo ormai convinti tutti che la mafia non si possa sconfiggere, al massimo, e forse è accaduto, si può scendere a patti, ci si può accordare, si possono ridurre gli effetti collaterali: si può dividere il potere con lei.

Dicono che la mafia rappresenti un aspetto culturale dell’Italia e per questo motivo non si possa sconfiggere. Comunque la mafia è in Sicilia, in fondo non mi devo preoccupare più di tanto!

Quando vedo tante belle costruzioni vuote non mi devo porre domande, non se le pongono i miei amministratori posso stare tranquillo anch’io.Solo una volta, durante un incontro preparatorio ad un congresso di partito, ho sentito una battagliera signora denunciare la possibilità che anche nell’opulenta Emilia-Romagna siano presenti infiltrazioni malavitose, ma gli sguardi quasi di scherno di qualche amministratore mi hanno rasserenato.

In fondo, la cosa veramente importante, è che la mafia non sia presente nello Stato, non sia presente nelle istituzioni, non sia presente nei partiti e se proprio, dando per scontato che, come detto, sia un lato oscuro della nostra cultura, deve esserci, almeno che conti poco e che chieda poco, anzi che costi poco.

Basta parlare di mafia, sta per cominciare la partita!

Epperò c’è sempre qualche cosa dentro di noi che non è mai contento, a volte dorme per anni, a volte per sempre, ma, il più delle volte si sveglia; chiamiamola coscienza, chiamiamola anima, chiamiamola curiosità, non riesco a definirla bene, quello di cui sono certo è che davanti a certe possibilità comincia a trillare e quel trillo non puoi non sentirlo, perchè se non lo senti significa che sei già morto dentro. La peggiore delle morti!

Il trillo l’ho avvertito qualche mattina fa leggendo su un quotidiano locale che il 9 ottobre, ad Imola, sarebbe intervenuto Gioacchino Genchi.

Bella l’idea, ma chi organizza?

Ah, la Lista 5 Stelle.

Gli antipolitici, i qualunquisti, quelli del fanculo day, quelli che ci hanno fatto perdere la regione piemontese a noi del centro sinistra.

Ci hanno fatto questo!

Però sono incuriosito, voglio proprio vedere cosa avranno da dire in un sabato sera di inizio ottobre ad Imola, la città di Andrea Costa.Allora ci vado, tanto l’iniziativa comincia alle 20,30 e sulle 22 sarà tutto terminato, tanto si sa chi urla e strepita in fondo non ha nulla da dire.

Convinco la signora, posticipo la cena alle 22 e si parte.

La bellissima sala delle quattro stagioni, quando arriviamo è quasi vuota, ma in effetti sono si e no le ore 20: lo sapevo, anzi lo immaginavo.

Minuto dopo minuto l’ambiente comincia a riempirsi di persone, sempre di più e sempre ancora; perbacco alle 20,30 la sala è strapiena, anzi non c’è posto per tutti a sedere, non lo immaginavo.

Arriva Genchi, bene comincia la serata, tra 90 minuti si cena.

Prima dell’intervento centrale la Lista 5 Stelle presenta una parte delle sue attività in regione e, in particolare, denuncia una situazione di apparente rischio mafioso in una cittadina appenninica.

Finalmente il microfono va a Gioacchino Genchi, non nascondo che dopo l’introduzione di De Franceschi il trillo, di cui sopra, stava suonando dentro di me e non solo.

Genchi, d’ora in poi Gioacchino, si presenta racconta la sua storia, parla di Berlusconi, della politica di dossieraggio ecc ecc.Nulla di nuovo, cose già sentite.Posso anche non stare troppo attento, la mia fida telecamera riprende tutto.

Poi, ma siamo sempre all’inizio, Gioacchino racconta della sua Sicilia, di come la mafia sia presente nel territorio, di come il fascismo abbia provato di imporsi su di lei. Racconta, parla, affascina, gli applausi, sempre più convinti, diventano vere standing ovation quando dipinge il ricordo di Pio La Torre, la sua vita, la sua lotta contro la mafia.

Riesce ad alternare passaggi umoristici a storie di vita vissuta, a grandi incontri, a grandi personaggi, a grandi sentimenti, a grande politica.

Gioacchino, forse non lo sai, mai stai facendo politica? Te ne rendi conto? Dai non mettermi in imbarazzo.

Mi cominci ad essere simpatico; mi piace il tuo stile, il tuo eloquio, il tuo dividere le azioni dai partiti di appartenenza.

Mi piaci quando dici di non essere stato mai comunista, ma di considerare Pio La Torre una grandissima persona, un esempio da imitare, mi piace sentire dire che le brave persone sono presenti in tutti i partiti, mi piace quando distingui il gruppo dirigente del Pd dalla base del Pd.

Mi piace, mi piaci.

Poi cominci a parlare di Falcone, di come l’hai conosciuto di come avete collaborato, potresti finire di parlare su questi aspetti simpatici e carichi di colore.

Dai Gioacchino fermati adesso, ho una strana inquietudine il trillo è diventato sirena, fammi andare cena.

Non parlare della moglie di Falcone, cominci a farmi male, non parlare di Borsellino della strage di Via D’Amelio, non parlare delle cose che hai visto.

No, invece parla perchè questo paese ha bisogno di stare male ascoltando le tue parole, racconta quello che hai visto, dai nome al dolore; racconta di Walter Cosina, di Emanuela Lio, delle altre persone massacrate (Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina) e dell’unico sopravvissuto Antonio Vullo.

Ci stai straziando, ma non ti fermare perchè questa è politica, questa è buona politica, è la politica che risveglia i valori dentro di noi.

Continua, la mia videocamera ti sta riprendendo e quello che vede sarà pubblicato sul nostro sito affinchè tutti possano essere risvegliati.

Grazie Gioacchino, ci hai regalato 3 ore di messaggi positivi e di senso di appartenenza allo Stato che, in 51 anni di vita, nessuno mi aveva mai comunicato in forma così intensa.

L’onestà e la trasparenza che mi hai trasmesso, argomentando con fatti concreti la sua lotta alla mafia e in tutto ciò che hai fatto nella vita, mi fanno pensare e sperare che veramente le cose si possono cambiare.

Alla tua conferenza avrei voluto che fossero presenti molti giovani, avrei voluto che fossero presenti i vertici del PD, dell’Udc, perché le parole che hai usato, sono quelle che dovrebbero usare loro ogni giorno.

Basta con i personalismi.

Basta con i favoritismi.

Basta nascondersi dietro ad un dito.

Basta appoggiare i “furbetti del quartierino”.

Basta con l’impunità allargata.

Basta appoggiare i vecchi sistemi e la vecchia politica!

Ognuno di noi, nel suo piccolo, dentro o fuori da un partito deve fare qualcosa.

Deve tornare a vincere l’onestà e la trasparenza.

Deve tornare a vincere il senso di uguaglianza.

Deve tornare a vincere il senso di appartenenza a questa magnifica Nazione.

Deve tornare dentro ognuno di noi il senso dello Stato.

Perché questo Stato è nostro, perché ci dobbiamo vivere noi, i nostri figli ed i figli dei nostri figli.

Perché vivere sapendo di essere all’interno di un sistema onesto, ti fa sentire tranquillo.

Perché quando si ha la certezza della pena, anche i “furbetti del quartierino” iniziano a stare attenti.

Ed ora tocca a noi. Rimboccarsi le maniche ed iniziare, veramente, a lavorare. Con forza, con spinta, con ardore e senza avere paura di nulla.

L’Italia è nostra e la dobbiamo far rialzare in piedi.

Grazie Genchi, grazie per le emozioni e le sensazioni che mi hai trasmesso.

Grazie al Movimento 5 stelle, per aver portato una testimonianza così importante a Imola.

Ps

La serata si è conclusa poco dopo le 24.

Tante le domande poste all’oratore e tante le risposte.

In particolare è emerso il problema del cosidetto conflitto di interessi mai risolto in tanti anni e, su questo punto, De Franceschi ha fatto un intervento molto importante che, dal mio punto di vista, merita un articolo di approfondimento nei prossimi giorni.

Mario Zaccherini

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  1. Simone says:

    Serata davvero interessante.
    L’importante è non pensare a certe cose perchè altrimenti l’Italia fa brutta figura.
    E come ha detto recentemente un calciatore della nazionale riferendosi a Saviano, parlando di mafia ha solo rovinato l’immagine della città. Certe cose è meglio non saperle…

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