ZANIBONI GABRIELE VOLA SU PENSIERI DEMOCRATICI

Da tempo avevamo un desiderio fortissimo, una curiosità politica da appagare o forse solo l’ennesima provocazione da portare avanti. Poi. dopo la pubblicazione delle linee guida del gruppo Modem imolese, non siamo riusciti a trattenerci ed abbiamo posto al Consigliere Provinciale del Partito Democratico Gabriele Zaniboni quattro domande dirette ed “impegnative”, ottenendo quattro risposte anche loro “impegnative”.

Spiega chi sono i Modem e perchè sono nati;

Zaniboni: Modem è il diminutivo di Movimento Democratico, una realtà  politica del Pd ufficializzata lo scorso anno a Torino con l’iniziativa del Lingotto due e che ha visto come protagonisti Walter Veltroni, Giuseppe Fioroni, Paolo Gentiloni. Non parliamo di una corrente ma di un’area composta da sensibilità e storie diverse sorta a seguito delle primarie congressuali per la Segreteria Nazionale vinte da Pier Luigi Bersani.

Maggioranze e Minoranze si formano nei Congressi ed attorno alla candidatura di Dario Franceschini era sorta “Area Democratica” dalla quale poi è nata, a seguito di una successiva distinzione,  Modem(Movimento Democratico) con l’obiettivo di mantenere alta l’attenzione e l’impegno per la realizzazione degli obiettivi fondanti  del Pd:  la vocazione maggioritaria, le primarie e la partecipazione dei cittadini, alleanze coerenti con il Programma, il superamento delle storie politiche del novecento, costruzione di un Partito nuovo anche nella organizzazione.

La tua visione sulle tante associazioni culturali presenti nel Partito Democratico: divisione o ricchezza?

Zaniboni: Il Partito democratico si presenta ancora come un cantiere in costruzione e per la sua realizzazione occorre l’impegno appassionato di tutti i militanti e simpatizzanti. Un partito plurale come il Pd ha necessità di vedere al suo interno un positivo confronto  di idee e proposte.

Le associazioni culturali vicine al Pd sono uno strumento prezioso anche perchè costituiscono  un ponte con la società civile. Esse vanno non solo ascoltate ma anche supportate  come dice lo stesso statuto del Partito. Chi  insiste a considerarle come un rischio di divisione o un fattore correntizio non vuole bene al Pd perchè il  modello organizzativo centralistico si addice ai partiti identitari quelli appunto del novecento e che abbiamo assieme deciso di chiudere.

Secondo te il Partito Democratico sta creando una cultura politica originaria o siamo ancora nei fatti figli della sommatoria ex Pci+ex Dc illuminati?

Zaniboni: A tre anni dalla nascita del Pd dobbiamo onestamente dire che vi è stata una fusione a freddo tra un partito  organizzato quali erano i Ds con  con una realtà debole quale era la Margherita.

Di quest’ultimo partito è stato utilizzato il lessico: i Circoli e non più le Sezioni, l’Assemblea territoriale e non più il Comitato Centrale federale ma nella realtà vi è stata una prosecuzione della  organizzazione dei Democratici di Sinistra a tal punto che diversi militanti (me lo hanno riferito) non si sono mai accorti di avere mutato Partito dal Pci al Pds-Ds mentre altri, delusi, si sono progressivamente allontanati.

Questo dovrebbe far riflettere dal momento che il Pd non doveva solo essere una sommatoria di due Partiti ma una cosa nuova capace di aggregare quanti e, sono tanti, non si riconoscevano nel sistema degli attuali partiti.

Serve pertanto una ripartenza e per fare ciò occorre essere propositivi e determinati nel lanciare una sfida culturale per costruire il nuovo Partito:

una forza politica nuova, plurale,  interclassista di Centrosinistra, aperta alla società civile e alla partecipazione. Un Partito che  sceglie di superare il professionismo politico e il funzionariato per aprirsi a quanti sono desiderosi di portare il loro contributo e la loro esperienza maturata nel mondo del lavoro. Dobbiamo pertanto aprire una grande discussione a partire dal prossimo autunno senza timori o prudenze.

Ci piacerebbe che argomentassi il tuo pensiero sulla funzione dei Circoli e come debba cambiare il sistema di selezione dei responsabili.

Zaniboni: I Circoli nel Partito nuovo debbono essere non monadi chiuse al loro interno ma finestre aperte verso l’esterno, luoghi di discussione e partecipazione. Per questo occorre una rivoluzione copernicana rispetto a un  passato che li vedeva in parte come terminali territoriali delle direttive e delle indicazioni  del gruppo dirigente: luoghi dove si raccoglievano le adesioni, le risorse economiche e umane per il Partito.

I Circoli debbono muoversi autonomamente promuovendo incontri, iniziative, incontrando le associazioni e i luoghi di aggregazione  circostanti per poi trasmettere al gruppo dirigente idee, proposte e anche critiche se necessario.

La selezione del gruppo dirigente deve essere compiuta con metodi trasparenti salvaguardando in questa fase diversi criteri tra cui il rispetto delle diverse tradizioni culturali. Sulla selezione occorre aprire un dibattito definitivo sulle primarie le quali sono elemento costitutivo del Partito democratico.

Ribadisco infine che quella della Conferenza Organizzativa Nazionale deve essere una occasione per la ripartenza di quella grande intuizione politica che è il  Pd e, per fare questo, occorrono militanti e simpatizzanti disposti a impegnarsi sinceramente per il raggiungimento di questo obiettivo.

GABRIELE ZANIBONI

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  1. Mario Zaccherini x pensieri says:

    L’intervento di Zaniboni, che ringrazio per la disponibilità e cordialità manifestata, probabilmente demarca la linea di non ritorno di un Partito Democratico proiettato verso il futuro.
    Nei fatti, per la prima volta, un rappresentante di peso del Pd imolese prende pubblicamente posizione su temi fondamentali quali le primarie e, cosa forse ancora più importante, le finalità dei Circoli.
    Personalmente non posso che apprezzare questa assunzione di responsabilità perchè, vedere finalmente gli uomini più esperti, da un punto di vista politico, abbandonare le vecchie logica ed i vecchi tentennamenti a favore del pensiero ormai dilagante dentro la società civile fa ben sperare per il futuro.
    Come fa ben sperare che associazioni culturali come Insieme per il Pd, Modem, ma in realtà l’elenco sarebbe molto lungo, partendo da approcci alla politica diversi si stiano incamminando verso un nuovo percorso culturale comune assieme e con gli italiani.
    Forse stiamo vivendo l’alba del Partito Democratico.

    Mario Zaccherini

  2. Fabio says:

    Sono d’accordo sull’apertura all’associazionismo,alla società civile in generale.La politica che non guarda al bene comune,ai bisogni dei cittadini,non è vera politica.Possono sembrare banalità,ma non lo sono.Soprattutto in questo momento.

    La politica che mi affascina è quella che riesce a dar voce a chi è troppo debole per ribellarsi,a chi è così emarginato che neanche osa chiedere diritti.Quella è la buona politica,quella che,volente o nolente,appartiene alla nostra cultura politica

  3. Sono belle risposte quelle datte dal consigliere Provinciale Zaniboni, che però se non verranno seguite dai fatti non solo saranno vane, ma rischieranno di travolgere il Partito Democratico. Se si ascoltano i discorsi di Bersani si può essere d’accordo, perché spesso dice cose giuste. Il problema sono quelli che lo ostacolano e indeboliscono con dichiarazioni inacettabili o proposte vergognose (vedi Sposetti). Penso che ci sia bisogno di continuità e coerenza nel Pd a tutti i livelli. E per avere queste qualità non bastano le primarie, prima sarà necessario mandare in pensione molti personaggi come D’Alema e Veltroni, (per dirne due), avere il coraggio di fare autocritica sugli errori del passato e favorire l’entrata nel partito anche delle fasce sociali più deboli: perché non ho mai visto un nero o un egiziano non adottati con la bandiera del Pd in mano? E abito in Emilia-Romagna in una zona altamente industrializzata e decisamente multietnica.
    La rivoluzione copernicana deve subire un’accelerazione nelle regioni rosse, in modo tale da garantire la forza e la credibilità necessaria ad una nuova vera classe dirigente di governare l’Italia. Staremo a vedere senza rimanere con le mani in mano.

    Complimenti a Mario per la sua innata natura di cronista da assalto.

  4. Marco says:

    Concordo con molte delle cose dette dal consigliere provinciale. Il PD è stata un’intuizione politica che aveva il compito di adeguare il sistema partitico alle mutazione della società civile ed ai cambiamenti dei rapporti economici e sociali. Ma è rimasta un’intuizione: incompiuta perchè i suoi interpreti (rectius: molti di loro) non hanno avuto il coraggio di portare a compimento i suoi presupposti (primarie, circoli aperti, partecipazione della società civile, trasparenza, meritocrazia, etc. etc.); inattuata perchè le varie anime da cui proveniva anzichè sciogliersi in un’identità nuova hanno preferito incatenarsi nel giogo delle mozioni; incompleta perchè il PD non è ancora un partito nazionale, ma una lega di centro; incompresa perchè nei suoi tentennamenti appare disorientata, incapace di fare sintesi e fornire una visione d’insieme della società di domani; tradita perchè non ha scelto di fare della giustizia sociale la propria bussola identitaria, mettendosi dalla parte dei più deboli e di coloro che si vedono ogni giorno i propri diritti negati. Ma proprio per tutti questi motivi, è secondo me un’intuizione che vale ancora la pena di tramutare in scoperta. Come tutte le intuizioni vere ha lanciato un seme in tutti quegli elettori che in essa si sono riconosciuti, cogliendo un frammento di futuro e speranza. Quegli elettori a volte possono essere tavolta delusi o talatra amareggiati, ma non sono comunque più disposti a traccheggiare e voltarsi indietro. Perchè se un’intuizione è giusta, lottare perchè diventi una realtà è un impegno che può riempire degnamente un’intera esistenza. Non solo per il bene del PD, ma per il bene del nostro Paese.

  5. Andrea G. says:

    Sono in totale sintonia con quanto afferma Gabriele Zaniboni, dalla riorganizzazione del partito fino alla (nuova?) mission del Partito Democratico.
    Rifletto sulla tempistica, e mi preoccupo per le prossime elezioni nazionali. Per mettere in campo quanto di positivo auspica Zaniboni e probabilmente pensa anche la base del PD, non c’è sufficiente tempo.
    Già ora, fermo restando il percorso proposto da Zaniboni, il PD può sapere cosa pensa la base dei propri elettori su alcuni importanti temi che elenco, e che sarebbe piaciuto fosse chiesta opinione in forma non vincolante alla recente Festa dell’Unità lungofiume:
    - Abolizione delle province. (anche con tutti i però che i dirigenti PD sollevano con eventuale riordino degli enti locali)
    - Ritorno dalle missioni all’estero.
    -Risparmio sulle spese militari (vedi aereo invisibile) in favore di scuola e ricerca.
    - Abolizioni dei privilegi per i politici (treni, parrucchiera/barbiere, pranzi, auto blu, stadio, vitalizi ecc.)e dimagrimento dello stipendio riferito alla media europea, meno il 30%, perché se siamo in questa situazione qualche responsabilità l’avranno i politici che con tanta sagacia ci hanno testè guidato, e in più gli stipendi dei lavoratori italiani sono più bassi della media europea (quella dei 6 paesi..).
    Lotta all’evasione fiscale con pagamento immediato del doppio dell’evaso ed eventualmente carcere e sequestro dell’impresa.
    - Testamento biologico.
    - Riconoscimento giuridico delle coppie di fatto.
    - Tassa Patrimoniale al 2% (temporanea e sui grandi patrimoni) per detassare lavoro dipendente e pensioni.
    - Reddito garantito per i senza lavoro.
    Quanto tempo occorre al PD per farsi promotore di queste proposte (se le condivide), senza occuparsi di alleanze con le solite segreterie.
    Mi ripeto, il percorso proposto da Zaniboni è una grande opportunità da percorrere, ma non c’è tempo, pertanto velocizziamo con proposte non solo di facciata ma di sinistra.

  6. Davide Di Marco says:

    E’ ORA CHE DICIAMO QUELLO CHE PENSIAMO A CHIARE LETTERE.
    Caro Zacchierini complimenti per lo domande semplici ma efficaci, e complimenti a Zaniboni per la chiarezza delle risposte.
    Conoscete bene entrambi quanto me, come è nato il PD e con quale tipo di “fusione fredda” calata dall’alto.
    Gabriele dice bene abbiamo preso il lessico di uno e l’apparato dell’altro, ma per la strada abbiamo (e continuiamo a perderlo) uno portafoglio straordinario di idee, proposte, aiuti e sopratutto persone che intendono impegnarsi nel “fare politica”, i cosidetti figli della società civile.
    Aggiungiamo anche possibilità di critica costruttiva e volontariato puro che sta venendo sempre meno.
    Sapiamo che non è possibile pensare di governare un partito potendo garantirsi il consenso di tutti, ma trovare il modo migliore per il coinvolgimento più ampio, questo penso sia non solo auspicabile ma doveroso.
    Sforziamoci di far in meno che questo partito sia meno arrogante e ” spocchioso “…alcuni dirigenti sono tali, non infettiamo tutta la grande base del nostro partito.
    Giustissima la logica di abbandonare le vecchie “case-matte”, ma sforziamoci di continuare a costruire un contenitore ove TUTTI possano sentirsi a casa non solo alcuni.
    Concludendo ritengo che la forza politica che sarà in grado di parlare alle persone più in difficoltà, alle micro-imprese (quelle che provano di fare business in Ape-Car o in Fiorino per capirci) ai giovani con proposte serie per il futuro non raccontandogli che oltre all’INPS devono farsi la pensione integrativa…e con quali soldi..ma sopratutto che sarà veramente in grado di smascherare e ridurre sprechi e privilegi, bene quella forza politica avrà il diritto dovere di guidare il Bel Paese. DITEMI QUANDO E DOVE.. IO CI SONO X AIUTARVI

    Davide Di Marco

  7. laura Maria says:

    Ci sono parole che non riescono a stare ferme.
    Parole che ti riconoscono e che, come amici che non incontri da diverso tempo, cominciano a “muoversi”, saltandoti agli occhi davanti alle altre, e urlano per farsi riconoscere e per ricordarti che vivono già dentro di te con il compito di mantenere viva la memoria di ciò che vuoi essere, di ciò che ritieni giusto essere, secondo i parametri personali che ti sei costruito rispetto al Bene Comune.
    Leggendo l’intervista a Gabriele Zaniboni, Consigliere Provinciale, di Imola , sono state diverse le parole piene di buona energia, quelle a cui non basta farsi leggere, perché sono affamate di “azione”.
    Le domande erano impegnative, certo, ma nelle risposte, si può percepire il respiro ampio che la Buona Politica richiede da tempo immemorabile e che Gabriele dimostra di saper cogliere e alimentare.
    Sensibilità diverse… alta attenzione… impegno appassionato … parole che ci accomunano nella realizzazione degli obiettivi fondanti del Pd, che ci uniscono , se pur nel rispetto delle differenze, stimolando un positivo confronto di idee e proposte che rende il nostro un Partito plurale.
    Condivido pienamente che “il Pd non doveva solo essere una sommatoria di due Partiti ma una cosa nuova capace di aggregare quanti e, sono tanti, non si riconoscevano nel sistema degli attuali partiti “, mi permetto di dire che non “Deve” esserlo e dimostrarlo in tutte quelle situazioni a volte “imbarazzanti” per chi, come me, si considera “nativa” del PD. A me piace molto questa parola: mi proietta immediatamente in una dimensione di rispetto per il Tutto, se penso al popolo dei Nativi Americani, ma definisce anche la mia dimensione politica che si compone di un “bagaglio culturale” in divenire, come lo è la Persona attenta alla sua evoluzione, dentro la società civile.

    Chiudo con la parola più insistente, la più “vociante” che è “Circoli”…
    I Circoli sono e devono essere assolutamente l’Anima del Partito Democratico , proprio per dare consistenza alla parola Madre, DEMOCRAZIA, attraverso un dialogo continuo con le persone, con i giovani, con le donne, con i nuovi cittadini e su questo, a mio avviso, ci dovrebbe essere una maggiore attenzione.
    Grazie infinite, Gabriele e che l’anima delle parole sia eloquente, sempre.

  8. Giorgio Carcopffi says:

    Sono d’accordo su molto di quanto detto da Zaniboni, ma… manca un’accenno alla DEMOCRAZIA, cioè hai metodi NON DEMOCRATICI con i quali su eleggono i dirigenti e i rappresentanti politici, a tutti i livelli, nel PD.
    Manca quella cultura democratica che avrebbe fatto “inorridire” tutti coloro che si sono recati a votare per la scelta del Segretario di quei Circoli in cui c’era un solo candidato.
    Piuttosto che presentare una scheda in cui c’era scritto un solo nome con sotto la “possibilità” di scelta tra favorevole o contrario era molto meglio non farle quelle elezioni, era meglio prendere atto che in quel Circolo non c’erano candidati e quindi si poteva tranquillamente aspettare, stimolare dibattiti, cercare maggiore partecipazione, poi andare ad una scelta tra due o più candidati che esprimessero sensibilità diverse che sono semprre una ricchezza.
    Sono convinto che se non si (ri)parte da questa scelta di democrazia partecipata, di ricerca, di dialogo non “omologato”, se non si stimola una apertura mentale degli iscritti che permetta a chi vuole esprimere il proprio pensiero di essere ascoltato senza il retro-pensiero che vuole etichettare tutti come appartenente a ….., il Pd rimarrà ingessato, legato ai vecchi schemi e alle vecchie logiche di appartenenza, in sostenza ritorneremo ai vecchi partiti.

  9. Filippo Maltese says:

    Non posso che esprimere compiacimento per le parole di Zaniboni e per MoDem, pur non facendone parte.
    Mi sono iscritto al PD senza remore, perchè pensavo che fosse ( e credo che sia, nonostante tutto) il soggetto politico che può fare tanto per un cambiamento positivo della politica italiana. Non sarebbe neppure necessario affermarlo qui, su pesnieri democratici, dove mi sento a casa, ma ciò è possibile grazie alla partecipazione delle persone, iscritti e simpatizzanti, alle reti e alle associazione che queste animano.
    Come ogni cosa nata da poco, il Partito Democratico ha bisogno di passione. Occorre volergli bene. Altrimenti cresce male, o peggio, rischia di morire.
    Durante una delle ultime direzioni provinciali dei Giovani Democratici di Bologna dissi queste parole e il segretario mi disse di essere una persona triste. Non posso non sollevare un profondo disappunto per un giudizio del genere, soprattutto se proviene da chi dovrebbe darmi motivazioni a impegnarmi nel partito.
    Fortunatamente, di militanti che vogliono bene al PD, pur se in modi differenti, c’è ne sono tanti, la maggior parte.
    Eppoi, ci sono quelli che sanno amarlo più degli altri. Conosco chi, pur nella sua giovanissima età, sente il dovere di svegliarsi presto la mattina e andare a fare volantinaggio davanti alle fabbriche per pubblicizzare le inziative dei democratici. Queste persone dovrebbero stare al posto di chi, anche scherzosamente, dice che voler bene al sogetto politico che è nato per il perseguimento del bene comune è una cosa triste.
    Poltronisti e arrivisti sono avvisati. Il PD è per gente che ama la politica, quella buona e non se ne vergonga.

    Filippo Maltese

  10. Giorgio Carcopffi says:

    A completamento del mio precedente intervento penso sia interessante leggere l’articolo su “Il Fatto Quotidiano” (http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/21/%E2%80%9Cmediocracy%E2%80%9D-la-dura-legge-della-casta/146899/) riguardante gli studi del Proff. Merlo Antonio che spiega molto bene come i meccanismi che stanno alla base della selezione della classe dirigente del PD produca i risultati che abbiamo sotto gli occhi.
    Penso che il PD non possa spiccare il volo se a dirigerlo vi è una casta di “mediocri”.
    Giorgio

  11. Ricordando che ultimamente Dario Franceschini ha affermato che in passato invidiava ” Compagno e Pugno Chiuso”, che li considerava gesti forti e che purtroppo non erano patrimonio del suo partito e leggendo attentamente l’intervista a Zaniboni…Che dire POSITIVO…forse i leader hanno veramente capito che il problema non è di chiamarci Compagni o Democratici e la smettono di manipolare la storia e le giovani coscienze per costruire veramente una casa comune aperta ai valori e agli ideali.Stiamo aspettando…Fino a quando ce la faremo..perchè dopo si dovrà agire e non solo parlare.Un forte abbraccio Angelo.

  12. Scott says:

    Cosa resta di questa intervista dopo un anno?

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