ROMA, STIAMO ARRIVANDO: NICHI, ANTONIO E LA BANDIERA

Per i meno giovani il primo di ottobre ha una forte valenza evocativa e simbolica. In altri anni, al tempo del bianco e nero, quella data rappresentava l’inizio di qualche cosa o semplicemente la continuazione di un’azione che coinvolgeva milioni di italiani verso il futuro.

Non era una giornata qualunque, era il primo giorno di scuola, era l’essere proiettati verso il futuro all’interno di un progetto fondamentale per il paese: culturizzare la società per riscattare un passato tragico fatto di violenza e distruzione. Ogni anno, tutti gli anni, per tanti anni il primo ottobre era una specie di festa pagana che incoronava il futuro dell’Italia dentro agli sguardi di tanti piccoli figli della Liberazione.

Quanto sangue, quanti sacrifici, quante rinuncie, quanto dolore costato ai nostri padri per arrivare al primo ottobre della scuola, della speranza, del futuro.

Ora la scuola non ha più un valore simbolico, lo riconquisteremo presto, e nemmeno una data univoca di inizio lasciando alle Regioni il potere di individuazione cronologico. Epperò.

Un anno fa, era il due ottobre, eravamo a Roma per marciare assieme ai ragazzi del Popolo Viola a difesa della Costituzione e già si respirava aria di mobilitazione giovanile e non. Si avvertiva una voglia di cambiamento accompagnata da una nuova consapevolezza da parte della società civile, la consapevolezza che se i partiti sono lenti e timidi possiamo tranquillamente anticiparli politicamente in tantissime maniere: occupazione delle piazze, raccolte firme referendum, petizioni, partecipazione attiva alla primarie e tanto altro.

Probabilmente, il due ottobre e la successiva manifestazione della Fiom, hanno demarcato il confine tra il passato ed il futuro della politica italiana. La mobilitazione ha travolto vecchi equilibri, i movimenti ed i partiti progressisti (compresi tantissimi elettori del Partito Democratico) hanno preso in mano il proprio futuro e quello del paese creando le basi per l’incredibile primavera che abbiamo vissuto nel 2011.

Lavoro terminato? Assolutamente no! A Roma governa ancora Berlusconi e non si parla di elezioni anticipate. Rispetto ad un anno fa le cose sono più chiare: ormai è evidente che esiste un blocco sociale ed anche politico composto dai movimenti, dalla Cgil, da Sel, dall’Italia dei Valori e, anche se al momento con molti distingui e però, da Rifondazione Comunista e da tutto l’arcipelago della sinistra non rappresentata in Parlamento.

Questa umanità, difficilmente immaginabile anche solo due anni fa, è riuscita a fotografare la nuova realtà socio-politica pur non potendo contare, almeno nelle fasi iniziali, del sostegno del maggiore partito di opposizione. Davanti alle incertezze, alle titubanze, ai vorrei, ma non posso, ai linguaggi della politica del ’900 gli italiani hanno risposto con un meraviglioso “ok, intanto che i maggiorenti del Pd decidono cosa fare, noi facciamo”. A ben pensarci dobbiamo ringraziare le titubanze del Partito Democratico perchè, con la loro inazione, hanno permesso che il percosso non pagasse i veti di personaggi vetusti dei personaggi che ben conosciamo.

Uniti si vince, questa è la grande lezione degli ultimi mesi, lezione che verrà riproposta sabato 1 ottobre a Roma in Piazza Navona. Nichi Vendola, con l’abilità del politico che sa leggere negli occhi della società, è riuscito a trasformare una iniziativa solitaria di Sinistra Ecologia Libertà in un grande evento di testimonianza civica raccogliendo l’adesione dell’Italia migliore. Oltre a Sel hanno aderito, tra gli altri, Don Gallo, Di Pietro, Dario Fo, Beppe Giulietti, Carlo Lucarelli, Moni Ovada, Riccardo Scamarcio (indimenticabile l’appoggio dato a Nichi durante la campagna che lo portò a bissare la vittoria in Puglia), Arturo Parisi, gran parte del mondo Cgil e, da quello che si sente tanti iscritti e simpatizzanti del Partito Democratico.

Cosa abbiamo in più rispetto al 2 ottobre 2010? La consapevolezza della vittoria, una maggiore compattezza, parte del mondo che ha sostenuto Berlusconi per anni, dalla Emma Marcegaglia e, udite udite, la Chiesa, che ha alzato la testa per ricominciare a respirare l’aria della dignità e tante, tante persone vogliosi di riappropriarsi del proprio futuro.

Cosa manca? La solita cosa, la partecipazione massiccia del Partito Democratico, l’input di Bersani al suo popolo “andate ed occupate la piazza”. Manca la voglia di fondersi con gli italiani, manca la voglia di condividere un obiettivo chiaro, trasparente privo di giri di parole. Manca la voglia di voler diventare protagonista assieme a tutti gli italiani che stanno cambiando senza l’aiuto dell’Udc, Fli e compagnia bella, manca la voglia di pacificarsi con la Fiom nel timore di non essere più considerati dai dirigenti Cisl-Uil ed il grande capitano d’industria Marchionne.

Manca la voglia di essere i nuovi italiani del terzo millenno.

E così, anche quest’anno, nella maglifica Roma saranno assenti le bandiere del mio partito.

Forse saranno assenti…………….oh, si, forse saranno assenti il primo di ottobre. Intanto che Pierluigi pensa al da farsi noi facciamo, noi continuiamo a lavorare per una sinistra unificata.

Mario Zaccherini

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