Caro Mario (indeciso tra Tsipras e 5 stelle) ti scrivo…By Maria Scermino

Caro Mario,

grazie della tua lettera e delle tue care parole. Per chi tra i miei lettori non ti conosce, sarà doveroso che io ti presenti. Mario è un cittadino di Imola, la mia città natale. Come molti, Mario è deluso (anzi, ormai stomacato) dalle politiche portate avanti dal cosiddetto centro-sinistra del nostro paese, nel governo nazionale, così come nelle molte amministrazioni comunali in cui esso opera da decenni. Avverso alla logica delle larghe intese e al “renzismo”, Mario vorrebbe dare un voto “pesante” alle prossime europee: un voto capace di contrastare le forze che oggi governano l’Italia, affette da un asservimento patologico all’interesse privato e alla corruzione, costantemente a discapito del benessere della comunità nel suo insieme.

Mario, come ciascuno di noi, guarda l’Italia e l’Europa dal suo angolo di mondo. Conosce bene la storia politica della sua città: ha vissuto la parabola di una terra che un tempo chiamavano rossa e che oggi conserva, eredità fragile delle amministrazioni del dopoguerra, una discreta progettazione urbanistica, soprattutto grazie alle grandi aree verdi. Su molti di quelle aree, oggi, il Consiglio Comunale a guida PD lascia costruire continuamente (incontrando talvolta resistenze vittoriose da parte dei cittadini) nuove abitazioni. Palazzi destinati a rimanere vuoti, come del resto molti altri già lo sono oggi in città, utili solo a consumare suolo e ad inquinare le falde acquifere.

L’idea che una società più giusta, più eguale, fosse possibile, e che si potesse cominciare a costruirla qui e adesso, praticando un nuovo modello di economia e di socialità, è tramontata da un bel pezzo anche su quella parte del paese.

Chi ha vissuto questa parabola, chi ha avuto modo di osservarla da vicino, ormai non ha più voglia di sentir parlare di destra o di sinistra. Alle sue orecchie, queste parole spesso non significano più nulla. Hanno un suono inattuale e stantio. A qualcuno, lasciano in bocca l’amaro sapore del tradimento. Ai più giovani, semplicemente, non promettono alcuna possibilità di miglioramento delle proprie condizioni di vita. Richiamano una mera amministrazione dell’esistente, quando non un’erosione progressiva dei pochi diritti rimasti.

Imola è la città del Ministro Poletti, già Presidente della Legacoop, l’associazione delle cosiddette “cooperative rosse”, le quali ormai non hanno proprio più nulla di cooperativo, né i salari né le politiche di assunzione, ed infangano il più delle volte il nome che portano, perseguendo un solo obiettivo: l’interesse privato e il profitto. Con Poletti Ministro del Lavoro, Renzi ha rottamato la rottamazione, dimostrando quanto il suo programma di rinnovare il PD fosse solo uno spot elettorale. A sua volta Poletti, con il Jobs Act, ha rottamato l’idea cooperativa, riuscendo nell’incredibile impresa di rendere ancora più precario il mercato del lavoro italiano, che già era il più precario d’Europa. Questa è la mia città, questa è la città di Mario.

Mario, però, vorrebbe resistere. Guarda i territori intorno al suo e cerca di capire chi sono gli amministratori che avversano le cattive politiche di privatizzazione dei servizi (Imola aveva una municipalizzata che gestiva la distribuzione dell’acqua e lo smaltimento dei rifiuti in maniera egregia, producendo anche utili per il Comune: da lungo tempo ormai la gestione è passata al colosso privato Hera, con un peggioramento della gestione della discarica e della raccolta differenziata. Dell’acqua non vale nemmeno la pena di parlare: nel 2011 gli italiani votarono in massa un referendum per renderne la gestione pubblica: carta straccia).

Mario vuole dare un voto radicalmente anti-sistema, e per sistema intende la logica delle “larghe intese”: quel governo che esiste ora in Italia (dove ilPD governa con il centro-destra di Alfano) e che ha dominato fino ad oggi in Europa, imponendo politiche di austerità (quei tagli ai servizi e alla spesa pubblica, che – lungi dal diminuire sprechi e corruzione, che sono rimasti intatti, anzi sono aumentati secondo tutte le statistiche-) hanno privato e stanno privando sempre più i cittadini europei dei servizi essenziali: sanità, scuola, previdenza.

Mario mi dice: non parlarmi di Tsipras, né della Sinistra Europea. L’Europa è lontana e io non capisco questi discorsi. Però, Mario, almeno una cosa sull’Europa la devi ascoltare, tu sai cosa sta succedendo nelle città d’Italia, dove i Comuni chiudono asili, svendono immobili e tagliano i servizi.

Molte di queste cose accadono perché i Comuni non possono spendere neppure i soldi che già hanno in cassa, vincolati dal Patto di Stabilità Interna, che a sua volta dipendono da piani europei di riduzione della spesa pubblica (tra i quali il famoso Fiscal Compact).

Le politiche di austerità e di riduzione del debito pubblico vengono portate avanti, in Europa, tanto dal Partito Popolare (centro destra) quanto dal PSE (centro sinistra). Il Movimento 5 Stelle non ha chiarito in alcun modo come, nel Parlamento Europeo, si collocherà rispetto a tali forze, né quale sia il suo programma per affrontare questa situazione difficilissima. Alexis Tsipras e le forze che lo sostengono a livello europeo hanno invece un’idea ben chiara: aprire una conferenza internazionale che affronti il tema del debito pubblico basandosi sulla solidarietà. Mettendo al primo posto i diritti delle persone, mentre fino a oggi sono stati tutelati soprattutto gli interessi finanziari dei grandi creditori. Si tratta di una proposta concretta, attuabile sin da subito, senza alcuna revisione dei trattati comunitari.

Caro Mario, tante, troppe cose orribili stanno succedendo in Europa, in Italia, nelle nostre città. L’Europa non è lontana: l’Europa è qui. Per questo bisogna votare, in Europa, le persone che in questi anni hanno combattuto, spesso isolate, maltrattate, oscurate dai media, le lotte per la giustizia sociale, per il lavoro non precario, per il diritto all’abitare (ma contro la cementificazione), per i beni comuni e contro le privatizzazioni selvagge. Le persone che le hanno combattute con lungimiranza e con coerenza. Le persone che hanno protestato contro il pareggio di bilancio in Costituzione, votato da tutte le forze politiche allora presenti in Parlamento, compresa la Lega che ora vorrebbe, nientemeno, uscire dall’Euro.

E queste persone le troverai, Mario, nella Lista “L’Altra Europa per Tsipras”. Vuoi che ti faccia qualche nome, tra quelli che conosco? Paola Morandin, operaia dell’Electrolux, da anni lotta contro la delocalizzazione della sua azienda e per la tutela del lavoro; Adriano Prosperi, storico, da anni pensa e scrive contro il razzismo e l’imbarbarimento del discorso pubblico nel nostro paese; Loredana Lipperini, scrittrice e attivista per la parità di genere; Alessandra Quarta, giurista e attivista per i beni comuni; Tommaso Fattori, protagonista dei movimenti per l’acqua che hanno portato alla vittoria del referendum nel 2011; Francuccio Gesualdi, fondatore del “Centro nuovo modello di sviluppo”, SandroMedici, già presidente del X municipio a Roma, attivo nei movimenti per la casa e promotore della rete nazionale “Le città in comune”; Claudio Riccio, lavoratore free lance, attivo prima nei movimenti studenteschi contro la riforma Gelmini, poi tra gli ideatori della campagna generazionale “io voglio restare” e attualmente di “ACT!”.

Persone con storie lunghe e diverse si sono messe in moto per queste elezioni, per portare alla guida del Parlamento Europeo Alexis Tsipras, il leader del partito della sinistra greca che, contro la logica delle larghe intese (rappresentate in quel paese dall’alleanza della destra Nea Demokratia con i “socialisti” del PASOK), combatte per condurre il proprio paese fuori dalle strette dell’austerità, e diventerà probabilmente il prossimo capo del governo nel suo paese. Perché la giustizia sociale è un ideale ancora vivo nei movimenti e nelle lotte, ed è un ideale che può risultare vincente, se lo si persegue con coerenza, lungimiranza ed onestà.

Dimmi, Mario, cosa c’entra la giustizia sociale con la propaganda del Movimento 5 Stelle a livello europeo? Io vedo solo un malcelato nazionalismo, parecchio razzismo, candidati poco preparati e soprattutto il populismo di un leader che bercia “faremo la marcia su Roma” lasciando a Berlusconi l’agio di rispondere: “no, la marcia su Roma la faremo noi”.

Non trovo una conclusione migliore a questa mia lettera delle parole del mio amico Claudio Riccio, candidato nella lista “L’altra Europa per Tsipras”nel collegio sud:

“Alla fine di questa settimana le urne ci diranno che ne sarà di questa terribile Europa di macerie, dell’altra Europa che vogliamo costruire, e delle nostre vite, di studenti, precari, lavoratori, disoccupati, meridionali, italiani ed europei. Restano pochi giorni per cambiare il corso della nostra storia, individuale e collettiva, per riaprire uno spazio di cambiamento, conquistare vita e lavoro degno, rompere la gabbia dell’austerità e dare vita, nelle urne, a una sinistra nuova. L’esito positivo è possibile, ma non è scontato. (…) Nessuno ci regalerà nulla, quel che avremo, il mondo in cui vivremo, dipende dalla nostra capacità di impegnarci, di non rassegnarci, di conquistare giorno per giorno il nostro tempo, la nostra possibilità di riscatto”.

Non è più tempo di “credere” nella politica, Mario. Oggi la politica dobbiamo cominciare a “farla”. Ed è tempo di a mandare in Europa chi già la politica la stava facendo in questi anni, nelle piazze e nei movimenti. Dalla parte giusta.

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