GRASSO CHE COLA By MARIO ZACCHERINI

Dopo anni di non chiarezze, malinconie e mancanza di prospettive sembra, lo scrivo con grande cautela, che Babbo Natale voglia portare un grande regalo agli italiani.

Quando parlo di grande regalo non esagero, intendo “cose” che nemmeno su “Amazon” si trovano, intendo un prodotto “vintage” che si chiama “Unità delle Sinistre”, declinato, nel pacco 2017, con il fiocco “Liberi e Uguali”.

Una splendida notizia per il popolo italiano che, come in ogni occasione si sta dividendo tra chi crede in Babbo Natale e chi rifiuta questa possibilità. I bambini e gli ingenui ci credono (anche io credo), purtroppo i bambini non possono votare.

BABBO NATALE ESISTE

Per gli italiani possibilisti la “rinascita” di un polo di sinistra è salutata con entusiasmo e Speranza.

La riduzione dello Stato sociale, dei Diritti nel mondo del lavoro e l’accentuarsi delle disuguaglianze socio-economico abbisogna, con molta urgenza, che trovino sponda in un movimento progressista dotato di nuove chiavi di lettura della società. Questo sembra il volere del popolo progressista!

Questo nuovo soggetto politico si sta muovendo con molta attenzione: il leader Grasso è una personalità trasversale senza scheletri negli armadi, il nome del partito è stato scelto con estremo equilibrio non inserendo, in quanto divisivo, il termine sinistra, e le tante personalità di primo piano sono un’autentica garanzia (cosa rara oggi) di onestà intellettuale e materiale. Mi riferisco, in particolar modo ai Pippo Civati, ai Thomas Casadei, ai Ludovico Zanetti senza dimenticare l’amico Enrico Monaco e la passionaria Alessandra Govoni.

Immaginiamoli come gli Elfi del blanco barbudos, solo un pò più grandi (Ludovico, molto più grande).

Con coraggio nel 2018 il dono comincerà a sortire effetti nella società e potrebbe “sparigliare” gli elementi presenti sul tavolo della italica politica.

BABBO NATALE NON ESISTE

Il tema della riduzione dello Stato sociale e, più in generale, la percezione di un paese che sta andando, come tassazione, verso il modello nord europeo, e come servizi verso quello statunitense sta scuotendo molte coscienze. Non a caso il gruppo di Grasso è fortemente critico verso questo approccio politico.

Epperò, su questo punto, i contestatori dell’esistenza di Babbo Natale hanno tante cose da dire. Per esempio la constatazione che le profonde modifiche nel mondo del lavoro, apportate da Renzi, votate da Speranza e Bersani, genera un po’ di confusione, se non malumore.

Confusione ampliata dallo stupore amaro che la maggioranza dei Parlamentari, “figli della Cgil”, hanno sostenuto in massa il buon Matteo.

E’ vero che solo gli idioti non cambiano idea, ma è pur vero che certi ambienti della sinistra sembrano incubatori di pericolosissimi virus politici: i Bertinotti da eroi del comunismo ad eroi di Comunione e Liberazione, i sinistrissimi Gennaro Migliore, i tanti ex Sel che sostengono Renzi. Dimenticavo, nel nostro piccolo il Gennaro Migliore di Imola, ovvero Francesco Chiaiese.

Insomma, per tanti italiani Babbo Natale non esiste e il pacco che troveremo sotto l’albero è semplicemente la sommatoria di tanti regali del passato da riciclare.

In fondo il nome scelto “Liberi e Uguali” potrebbe essere solo il primo step verso il vero nome, ovvero “Liberi e Uguali a Quelli Prima di Noi

Il sospetto è forte! Per esempio la formazione di Grasso non sembra un esempio di Democrazia dal basso, ma semplicemente l’ennesimo volto della partitocrazia.

L’assenza dell’esperienza del Brancaccio (Falcone e Montanari) limita enormemente le ambizioni del nuovo soggetto.

Guardando al passato non si può non notare che molti politici guidati da Grasso hanno impedito che la vittoria del Referendum sull’Acqua si concretizzasse in una legge, ovvero si sono disinteressati del volere di milioni di italiani.

Guardando al presente non si può non notare che nei territori MdP continua a governare assieme al Pd e, parlando di Imola, impressiona il fatto che i bersaniani siano disposti a continuare a “baciarsi” con i renziani.

La conclusione è drammaticamente semplice: se il nuovo soggetto non sarà la sommatoria di “narrazioni” perdenti del passato, ma portatore di una nuova cultura trasparente, il futuro potrebbe essere brillante. Dato per scontato che il renzismo, molto probabilmente, lascerà come eredità al paese un centro destra fortissimo, se non maggioritario, l’unica alternativa, per chi rifiuta la retorica berlusconiana (comunque non peggiore di quella renziana), sarà di sostenere il M5s e/o Liberi e Uguali se sarà in grado di liberare le energie positive e sotterrare i “mesterianti” della politica.

Il tema centrale delle Politiche 2018 sarà proprio la scelta di campo degli elettori: da una parte la vecchia partitocrazia (anche Casini alleato del Pd e molto probabilmente la slalomista delle alleanze Emma Bonino), speculare al Pd avremo il centro destra e dall’altra il nuovo, inteso come M5S e il possibile schieramento innovativo della sinistra.

Ps

Da quello che vedo molte persone guardano con attenzione l’evolversi della situazione, ma, questa è la grande novità, senza avere la famosa “anella al naso”.

Se veramente sta nascendo il nuovo i consensi saranno copiosi, se invece, faccio un esempio, lo scenario sarà che a Roma Grasso si presenterà alternativo, ma in provincia continuerà ad essere alleato di Renzi credo che le delusioni saranno fortissime.

Ad oggi la situazione è proprio questa…….

Mario Zaccherini

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  1. Enrico Monaco says:

    Grazie Mario, il tuo articolo centra il punto! La qualità dell’offerta politica innescata da Liberi e Uguali (e non solo, penso anche al contributo che darà il movimento di De Magistris, quello del Brancaccio, le esperienze civiche e indipendenti sparse per il Paese) dipenderà da una serie di sfide che sono tutte sul piatto. Io penso che un progetto politico che possa cambiare la realtà in modo dirompente e in profondità debba essere radicale nella linea politica senza limitazioni ideologiche (la società è cambiata e ormai da molto tempo, serve una proposta tagliata sulla base di questa, non su quelle che sono state); ad esempio va benissimo reintrodurre l’articolo 18, ma chiediamoci come creare un sistema sociale che garantisca lavoro e qualità della vita a tutti, magari pensando ad un reddito di cittadinanza (anche se non piace particolarmente nel mondo sindacale), ad una revisione del sistema bancario che ricrei le condizioni perché l’economia possa nascere anche dal basso e sostenersi su investimenti in innovazione continua, in modo da aiutare i piccoli (che i grandi e i potenti non hanno avuto problemi con la crisi, anzi) e dando un contributo nel ripensare radicalmente le forme di organizzazione e di lotta dei lavoratori (su base transnazionale e agevolando davvero un forte protagonismo dei lavorari più giovani che sanno cosa vuol dire lavorare a voucher, con partita iva e vedersi rifiutato un mutuo in banca perché non si ha un contratto a tempo indeterminato). Innovazione dei linguaggi con cui si parla alle persone: occorre essere diretti e parlare di temi concreti e comprensibili, declinadoli in modo complesso e fornendo delle soluzioni concrete ai problemi. Prima la struttura e poi i massimi sistemi (se avanza tempo e se si è bravi); prima il confronto con chi è diverso (per idee e formazione culturale) poi con chi la pensa come te che tanto ti voterà comunque se proprio non fai errori incredibili. Rinnovamento del personale politico che si fa soltanto con scelte coraggiose dall’alto e con la determinazione di assumersi il rischio da parte di chi sta in basso. Centralità dei processi democratici: oggi abbiamo i mezzi e le persone se vogliono hanno la cultura per influire dal basso nella formazione dei processi politici. Chi ha ruoli di responsabilità e di rappresentanza non può più cercare di escludere la base e più in generale gli elettori, deve imparare a confrontarcisi costantemente e avere la capacità ogni volta di convincerli sulle decisioni dirimenti mettendosi alla pari con loro nel confronto e gettandosi nelle assemblee pubbliche senza posizioni di privilegio, ma solo con la forza della proprie azioni e della propria visione politica; occorre cominciare a far decidere davvero tutto a chi sta in basso (almeno fino a quando non si siano raggiunte le caratteristiche dell’organizzazione di massa, ammesso che si possa tornare a raggiungerle); fare della credibilità rispetto ai propri valori un valore in sé da curare con ossessione: oggi è facile scoprire le bugie e i cedimenti politici. Si può negoziare sui propri valori (perché la politica non è una religione indiscutibile, anzi), ma lo si può fare solo se i compromessi producono un miglioramento reale della qualità della vita di chi si vuole rappresentare; rivoluzionare le forme della politica: oggi le persone non ti votano più soltanto se sai presentare bene un’idea o se hai una buona dialettica perché la sfiducia è profonda e a tutti i livelli, ma se sei capace anche di realizzarla, di mantenerla e di farla crescere nel tempo (le anelle al naso sono saltate un po’ ovunque). Dunque servono competenze e capacità politiche per fare vivere e realizzare il proprio progetto e renderlo appetibile. Da questo punto di vista, dopo gli esempi grami di alcune amministrazioni a 5 stelle qualcuno si sta rendendo conto che per fare politica serve una preparazione, non ci si improvvisa. Subito di fianco voglio aggiungere che la politica non può essere vissuta come professione se non da pochissimi che devono meritarlo in modo estremo: perché se non vai a lavorare e non ti confronti con le difficoltà reali non puoi pensare di riuscire a rappresentare gli interessi di chi a lavorare in situazioni ardue ci va tutti i giorni o ancor peggio non ci va proprio (e un’alternativa non ce l’ha). Dunque alternanza tra l’incarico politico retribuito e il lavoro, con la consapevolezza che pochi anni bastano per poter dare un contributo determinate (non ci vuole una vita intera) basta essere capaci e avere coraggio nelle proprie azioni, poi toccherà a qualcun altro. C’è da cambiare molto e occorre farlo al più presto perché l’alternativa pericolosa è già in campo: si chiama odio, nazionalismo, violenza, razzismo e ha il vento in poppa da un po’ di tempo (si vedano i risultati in giro per i Comuni che comincia a raccogliere Casapound e ancor peggio nella politica giovanile degli istituti scolastici). Qui per me sta la sfida e non c’è niente di facile. Chi chiede il voto ai cittadini dovrà dare il meglio di ciò che è capace, ovvero il 150%, per ottenerlo e mantenere il valore di quell’impegno nel tempo. Buona fortuna a chi ci prova!

  2. Enrico Monaco says:

    P.S. Grazie per il complimento diretto che mi hai voluto rivolgere Mario: sei come al solito troppo buono, ma nonostante questo l’onore che provo di fronte a queste tue parole è sempre massimo.

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