MARINO E DE MAGISTRIS INCANTANO: IL POPOLO DEL PD SOGNA By MARIO ZACCHERINI

Mai come ieri 3 settembre 2011, presso la festa del Partito Democratico a Pesaro, ho avuto la sensazione che il viaggio di avvicinamento del nostro partito verso il progressismo europeo si stia avviando a conclusione.

Una sensazione fortissima che le parti illuminate ormai si siano sgangiate dalla parte poltronaia dei forse, si, ma anche, si, però: il vento referendario e delle amministrative ormai si è trasformato in cultura e tale cultura, anche ascoltando le ovazioni del pubblico, è diventata parte integrata del dna del Partito Democratico.

La battaglia non è ancora vinta perchè il partito lontano dalle persone ed autoreferenziale non ammainerà facilmente le bandiere, anzi, nella consapevolezza delle difficoltà, farà di tutto affinchè gli iscritti ed i simpatizzanti non siano messi nelle condizioni di poter esprimere un loro parere mediante le primarie di coalizione.

Quindi dobbiamo essere molto ottimisti per il nostro futuro, ma nello stesso momento stare vigili e sempre pronti ad usare il vecchio metodo democratico dei calci nel fondoschiena……..non abbiamo alternative…….abbiamo figli ed anche nipoti…….le grandi strategie con Massimo D’Alema Presidente della Repubblica e Ferdinando Casini Presidente del Consiglio non ci aiutano quando facciamo la spesa o dobbiamo pagare le tasse. Come vecchi partigiani, di una sinistra illuminata e moderna, dobbiamo difendere i valori fondanti della democrazia, interna ed esterna, e combattere per il rinnovamento della nostra classe politica mettendo in condizione che i nuovi e giovani generali, da Casadei, a Civati, a Gozi, a Marino, a Scalfarotto, alla Serracchiani e con loro tanti altri, possano al più presto cominciare il lavoro di bonifica e rilancio del nostro paese. Possiamo riuscire, i tempi sono maturi. Possiamo scacciare i mercanti dal Tempio e con essi anche le loro truppe che si sono appropriate delle risorse del paese.

Dobbiamo stare attenti perchè, come giustamente ricordato da Marino, abbiamo uno Statuto e tale Statuto sancisce un limite di 3 mandati e , nel caso di Primarie, il candidato d’ufficio del Pd è il Segretario: alla luce di tutto ciò, se, a differenza di Berlusconi siamo persone serie rispettose delle regole, dobbiamo essere conseguenti, davanti agli elettori,  alle regole che ci siamo dati. D’Alema, Veltroni e similari purtroppo non possono essere ricandidati, Renzi, aggiungo, dovrà ripassare le norme dello Statuto perchè, come iscritto al Pd, non può candidarsi alle Primarie (gli spediremo un Bignamino, è ancora giovane e un pò sbadato, non possiamo eleggere un Presidente del Consiglio che non conosce nemmeno le regole di casa sua!).

E il problema morale? I due big hanno detto tanto, il pubblico ha approvato, forse Bersani, D’Alema, Letta e le loro truppe non troppo! I Penati, Tedesco e sodali non sono figli del popolo Pd, ma di una parte della dirigenza e tale dirigenza dovrà assumersene la responsabilità con comportamenti ineccepibili. Mi rendo conto di non essere stato chiaro e quindi riformulo: i vertici politici del Partito Democratico che hanno permesso che la vergogna cadesse sopra alle nostre teste si devono dimettere e con loro tutto l’esercito di “yes man” che per troppi anni hanno bloccato il percorso del partito……non giovani e giovani……in centro ed in periferia.

Ps

Raccogliendo l’invito fatto dall’amico Enrico Monaco, ricordo ai citati baroni della politica che il popolo, negli ultimi anni è stato costretto a togliersi il famoso anello dal naso, per cui non provate nemmeno, anzi non pensateci proprio, di bypassare le elezioni per, in caso di vittoria, essere nominati Ministri!!!!!!

Ultima notizia: mentre a Pesaro tutti volavamo alti, in quel di Piacenza Bersani, oltre a porsi il problema di Montezemolo e Profumo, accusava De Magistris di dire cose da vigliacco……….cliccare e leggere

Di seguito la sintesi video dei passaggi più importanti,

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  1. Grande articolo Mario, come al solito la tua capacità di analisi è puntuale e articolata. Ormai è fondamentale distinguere nel Pd chi lavora sulle idee e per i cittadini, cioè i politici, iscritti e simpatizzanti che raccolgono le firme per i referendum, che organizzano dibatti e incontri non scontati, o quelli che il 6 settembre andranno in piazza con i lavoratori e la Cgil.
    L’altra parte del partito sono quelli che vivono di rapporti di potere, di scambi di favori, che hanno ruoli semi-pubblici, o che sostengono un partito o un’idea in maniera pre-concetta per avere un tornaconto personale.
    La prima parte ha la capacità di superare gli steccati di partito e le sigle, mentre la seconda è autoreferenziale.
    Come dico sempre è solo questione di tempo, la parte buona del Pd emergerà, altrimenti ha detto oggi Merola il Pd morirà. In ogni caso sono le persone che fanno la storia e non le sigle: sono convinto che chi ha qualcosa di buono da dare si ritroverà con chi si muove per il bene comune.

  2. Mario Zaccherini says:

    Caro Enrico, hai detto una grande verità affermando che sono le persone che fanno le storie. Il sistema partitico italiano è probabilmente l’ultima proiezione di un mondo che non esiste più, pur rappresentandolo tecnicamente.
    Viviamo una politica fatti di ex, ma che del passato non hanno conservato, in particolare a sinistra, le qualità migliori a favore del tornaconto personale.
    Lo vogliamo dire apertamente che ha vinto Craxi? La sua visione del mondo, della politica, del sindacato, del potere è quella che si è affermata.
    Quando vedo che la scelta della Cgil è osteggiata anche da parti del Pd mi vengono i brividi, quando vedo che parti della Cisl hanno potere nel Pd mi angoscio: non voglio esaltare più di tanto il mio sindacato (in realtà ho un maggiore senso di appartenenza nei confronti della Fiom, anche se a Imola non colgo differenze), ma dopo l’uccisione dello Statuto dei Lavoratori non si può non prendere posizione.
    Per fortuna che all’ultimo momento Bersani è rinsavito, spero sia il primo passo verso la nascita di una politica progressista del partito.
    L’alternativa è la morte, politica, ovviamente.

    Mario Zaccherini

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