IMOLA VOTA By MARIO ZACCHERINI

Non avere mai paura di tentare qualcosa di nuovo. Ricorda: dei dilettanti costruirono l’arca mentre il Titanic fu costruito da professionisti.

(Dave Barry)

Gli italiani verranno chiamati. mediante il voto referendario, ad esprimersi sulla riforma costituzionale Renzi-Boschi.

In questi momenti è vivo il confronto tra il “fronte” del Si e quello del No per aiutare la comprensione profonda del lavoro parlamentare.

Purtroppo per tanti la lettura della proposta è un optional e la discussione si sta concentrando sul Si, o No, politico al Governo Renzi senza entrare nel merito dei contenuti.

Chi ha seguito il dibattito trasmesso, venerdì scorso su La7, tra Giachetti e D’Alema probabilmente si è reso conto della debolezza del rappresentante del Si (interessato a rendere pubblici gli errori del passato di D’Alema, come se ci si trovasse davanti al giudizio della storia), e le “pavonerie” del padre nobile del Pd tutto concentrato ad autocelebrarsi.

Per onestà intellettuale è giusto ricordare che le uniche domande tecniche sulla riforma sono state poste dal “baffino” nazionale.

Credo serva un minimo di chiarezza per non cadere nella rete propagandistica del Governo e dei media acquiescenti.

Referendum

Il voto non è stato graziosamente concesso da Renzi, ma dall’attuale Costituzione che, all’Articolo 138, spiega che una riforma di revisione costituzionale, se approvata con una maggioranza inferiore ai 2/3 dei votanti (questo perché la Costituzione è di tutti e quindi deve essere condivisa) può essere oggetto di richiesta referendaria (ovvero la decisione finale spetta al popolo) da parte di 1/5 dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.

Nel nostro caso dobbiamo ringraziare i deputati del Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Lega Nord e Sinistra Italiana se avremo la possibilità di esprimere un parere.

Le ragioni del Si

Francamente non ho ancora sentito ragioni “strutturali”, ma delle semplificazioni propagandistiche o populistiche.

Gli amici del Si sostengono che con la nuova Costituzione finalmente in Italia potremo percorrere la via delle riforme.

La prima domanda è di quali riforme si tratta?

La seconda (quella vera) è farsi spiegare dove l’attuale Costituzione impedisca una via riformatrice.

Se parliamo di riforme costituzionali, solo negli ultimi 16 anni, ne abbiamo viste tre (una bocciata dal referendum), se parliamo di altre riforme…..non posso non pensare alla Fornero (approvata in una ventina di giorni) e abolizione dell’Art.18, ne cito solo due perché riforme strutturali che hanno stravolto la vita dei lavoratori italiani.

Altro aspetto fantasioso è quando sentiamo dire “aumenterà il Pil” oppure, come sostengono gli americani “l’economia ne uscirà a pezzi se dovesse vincere il No”.

Sarebbe bello che i “pasdaran” del Si spiegassero come aumenterebbe il Pil, in quali settori, quanti posti di lavoro produrrà e quali effetti avrà sul debito pubblico.

Provate…….

Le ragioni del No

Tra le tante obiezioni almeno un paio sembrano dei clamorosi autogoal della premiata coppia Renzi-Boschi.

  1. Il Senato non viene abolito
  2. Le regioni a statuto speciale non vengono abolite, mentre le regioni ordinarie subiscono un profondo ridimensionamento centralista. Effetti? Un esempio: il Governo si riprende le politiche energetiche con degli effetti che producono una radicale differenza sul concetto di libertà. Mettiamo che la discarica diventi un luogo fondamentale per la politica energetica del paese, da Roma possono decidere di ampliarla all’infinito senza dovere rendere conto a noi imolesi in quanto non di nostra competenza. E se la stessa cosa accadesse a Trento? I trentini, in quanto regione a statuto speciale, possono bloccare le decisioni romane e tutelare i loro diritti. Insomma, votando Si, ci viene tolta un po’ di libertà…..solo un po’.
  3. Un’altra po’ di libertà, rispetto ad oggi, ci viene tolta impedendoci di eleggere i Senatori. I Senatori verranno nominati, ancora manca la legge, tra Sindaci e Consiglieri regionali (più 5 nominati dal Presidente della Repubblica), ovvero, almeno ad oggi, i cittadini, quando verranno chiamati a rinnovare gli amministratori delle città e delle regioni, nello stesso momento “potrebbero” eleggere un Senatore. Certo, i profili sono diversi: un Sindaco deve essere un buon amministratore, mentre un Senatore dovrà districarsi tra leggi e trattati internazionali. In ogni caso il risultato sarà drammatico o per le città o per il Senato. Immaginate città come Bologna, Milano, Torino ecc, senza il Sindaco…….oppure, senza offesa, immaginate Merola che deve decidere su un trattato internazionale. Questo passaggio “riformatore” produrrà solo confusione ed un peggioramento della qualità amministrativa. PS: e se un domani la maggioranza del Senato fosse differente da quella della Camera? Ci ritroveremmo esattamente con i problemi di oggi, solo con meno libertà.
  4. Ultimo punto. Ogni Costituzione democratica pone “pesi” e “contrappesi” per garantire l’esercizio democratico ed equilibrato tra i vari poteri dello Stato. Ho scritto che la Costituzione è di tutti, ora aggiungo che anche il Presidente della Repubblica è di tutti. Nell’attuale Costituzione il Presidente viene eletto a maggioranza di due terzi dell’assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta (degli aventi diritto). Semplice ed efficace, eppure il Pd l’ha voluta modificare, trasformandola in “L’elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi della assemblea. Dal quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza dei tre quinti dell’assemblea. Dal settimo scrutinio è sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei votanti.”
  5. Dobbiamo prestare molta attenzione a questa modifica (non dimentichiamoci che il Presidente è di tutti): nei primi tre scrutini viene richiesta la maggioranza del 66% degli aventi diritto, dal quarto al sesto il 60% degli aventi diritto, dal settimo in poi è richiesta la maggioranza del 60% dei presenti. In sintesi fino al sesto scrutinio la maggioranza è calcolata sugli eletti dal popolo (facciamo finta che anche il Senato sia eletto dai cittadini), poi, all’improvviso basta la maggioranza dei presenti. Questo passaggio è molto pericoloso perché non tutela la Democrazia e la certezza che il Presidente sia di tutti. Ricordo che la Costituzione, oltre ad essere di tutti, deve sempre pensare ed immaginare il futuro e non limitarsi ad analizzare esclusivamente il presente. Il nuovo percorso elettivo è molto pericoloso, perché basterebbe un forte clima intimidatorio nel paese (come già accaduto nel 1924) per costringere molti membri della Camera/Senato a non partecipare agli scrutini, con la conseguenza di dare la possibilità a chi parteciperà (fossero anche solo 100) di nominarsi il loro Presidente. Fantasie? Timori esagerati? Forse, ma di certo le minacce di morte di un altissimo membro del Pd, rivolte ai vertici del M5S, le abbiamo sentite tutte!
  6. Il Presidente della Repubblica ha solo un ruolo rappresentativo, si sente dire da tanti cittadini, quindi, se anche fosse non di tutti, ma di un partito, la nostra Democrazia non ha nulla da temere. Falso, anzi falsissimo. Il Presidente della Repubblica nomina 5, su 15, membri della Corte Costituzionale. Altri 3 vengono nominati dalla Camera ed ulteriori due dal Senato. Insomma su 15 membri ben 10 potrebbero essere pesantemente condizionati da una partitocrazia ultra rappresentata dall’Italicum, ovvero la più forte minoranza del paese potrebbe prendersi tutto.

A questo scippo della Democrazia penso che gli italiani possano rispondere solo in due maniere:

  1. informarsi il più possibile sugli effetti della proposta Renzi-Boschi
  2. votare convintamente “no” contro questo tentativo di ridurre la voce del popolo.

Mario Zaccherini

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RSSCommenti (2)

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  1. filippo says:

    non concordo solo sull’altissimo membro del PD … direi bassissimo! Per il resto l’analisi è corretta , tra le diverse tesi della propaganda per il Si sento che “intanto si cominci a cambiare , altrimenti non facciamo mai niente ! ” , tesi che è un azzardo da paura e serve solo a chi invece “sa dove vuole andare” e lo ha dimostrato in precedenza con l’art.18, con la legge Fornero , con il Jobs act, con il pareggio di bilancio in costituzione ..

  2. G. Frontali says:

    Mario, complimenti per la sintesi in una materia che avrebbe richiesto fiumi di lettere. Non so quando ma ho la certezza di votare NO, convinto; non mi incanta il fatto di tante leggi in poco tempo. I più veloci riformisti sono stati Ottaviano Augusto, Carlo il Magno, Luigi XIV,Napoleone, Mussolini, Hitler, Stalin e qualche satrapo o dittatore minore spargugliato sulla faccia della terra.Tutti signori che la demorazia (ahh…occorre ricordare Pericle unico grande a cui fare riferimento, il custode della democrazia) se la sono scritta sulla carta igienica che hanno igienicamente adoperato. Balle stop ! Gli Scout non devono dipendere dalla Massoneria. Basta !!!

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