IMOLA 2015: CGIL E LA DISTANZA SOCIALE By MARIO ZACCHERINI

Ho letto con interesse le posizioni espresse dal Segretario Stefani alla recente Conferenza di Organizzazione. Da iscritto Fiom di lunga data mi permetto di suggerire pensieri utili al cambiamento.

Il sindacato, per quanto possa sembrare paradossale, deve fare il sindacato.

Negli ultimi decenni la Cgil ha rafforzato un rapporto ombelicale con il Partito Democratico che di fatto l’ha allontanata dai contesti territoriali con le relative tematiche. Non proprio una stampella del Pd locale, ma di certo, il più delle volte silente davanti ai grandi drammi che coinvolgono il partitone.

E’ anche vero che non sarebbe corretto parlare di sudditanza in quanto la Cgil, probabilmente in maniera inconsapevole, produce i futuri quadri dirigenti/amministrativi del nostro Comune. Ne consegue, ed è umano, che è difficile fare sindacato e quindi a volte mettersi contro il Pd, quando sai che dopo qualche mese potresti essere Assessore e/o comunque ricoprire un ruolo per il partito.

Chiaramente il problema non sono le persone, ma il sistema.

Un sindacato deve lottare per il miglioramento della qualità della vita dei lavoratori e dei cittadini tutti, senza fare sconti a nessuno.

Un modello tedesco? Esatto un modello tedesco!

Epperò, lo scrivo sommessamente, tante situazioni fanno pensare che il modello sia diverso, molto diverso, da quello tedesco. Con Marchionne guerra, ma con il partitone……. Esempi?

Tanti.

Partiamo dalla Città Metropolitana: Stefani si lamenta perché questa struttura sta uccidendo l’autonomia imolese.

Il Segretario ha ragione al 100% epperò, lo dico con affetto, dov’era quando un Comitato di cittadini raccolse firme ed intentò anche una causa affinché fosse data la possibilità agli imolesi di esprimersi tramite referendum sulla destinazione futura della città. Il Comitato diceva le stesse cose che dice oggi Stefani….

Quando la Cesi, già sulla via del fallimento, inserì un uomo attenzionato dalla Magistratura come Sutti, la Cgil dov’era?

Vogliamo parlare della tristissima storia dei soci lavoratori 3Elle messi in mobilità, con regolare accordo firmato dalla Cgil, che hanno visto bruciato l’impegno sotto la dirigenza Borghi. Chi li doveva tutelare quei lavoratori? La Cgil, Legacoop, il Pd o la Santanché?

Certo, in tutte le situazioni descritte, bisognava avere il coraggio di opporsi contro chi non stava lavorando a favore del bene comune.

Questo è il vero problema che ingessa la Cgil: se il bene comune è minacciato dalle destra fuoco, fiamme e volti durissimi, se è la “sinistra” sguardi verso il basso (ricorderò per tutta la vita come è stata organizzata la manifestazione “contro” Poletti), balbetti ripetuti “il Sindacato non fa politica, non è un partito ecce ecc”.

Caro Paolo, dobbiamo cambiare, non siamo più negli anni 70/80.

Essere sindacato non significa più lottare per 20 euro di aumento, ma essere la migliore assicurazione possibile per la tenuta qualitativa delle vite dei cittadini. L’acqua, la scuola, la sicurezza, l’immigrazione sono temi che dovrebbero vedere il Sindacato soggetto attivo, una vera e propria coscienza civica che grava sul paese.

Invece, tristemente converrai con me, almeno a Imola siamo lontani anni luce dal concetto di coscienza civica.

In una città dove le situazioni di povertà aumentano giorno dopo giorno il nostro Sindaco vede con maggiore urgenza il problema del ritorno della F1, con relativi salatissimi costi.

E la Cgil si volta dall’altra parte…certo, il Sindacato non è un partito ecce cc.

Un Sindaco che in campagna elettorale promette assunzioni nella scuola pubblica per poi, storia di oggi, non mantenere le promesse e tutto il resto (con due Assessori che provengono dalla Cgil………..)

E il cordone ombelicale non si rompe.

E i cittadini, che non hanno il cordone ombelicale, si trovano costretti a combattere surrogando il sindacato……

Mario Zaccherini

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