TRA DEVOZIONE E BUSINESS By MARIO ZACCHERINI

Gli ultimi dati sui flussi turistici della nostra città confermano un trend apparentemente inesorabile: Imola è stata espulsa dai circuiti internazionali.

Le motivazioni sono racchiuse nell’incapacità dei nostri amministratori di “vedere” oltre l’Autodromo, ovvero nel continuare a credere che l’anello del Santerno sia ancora il calamitatore di flussi ininterrotti di turisti.

Imola, da questo punto di vista, ricorda quelle vecchie signore che, a memoria di un’antica bellezza, continuano a vestirsi come se il tempo non sia passato scatenando l’ilarità dei passanti.

Davanti a questo presente fatto di rovine è giusto ricordare che, pur all’interno di una politica sclerotizzata, i nostri politici hanno capito che il turismo imolese non è legato a Bologna (turismo in continua espansione) ed alla Città Metropolitana (scelta imposta agli imolesi), ma piuttosto verso il faentino e più in generale alla Romagna.

Giusta la fusione turistica con Faenza, tardiva, ma giusta.

Forse da questa fusione nascerà un approccio diverso, anzi una vera e propria visione diversa del turismo. Imola deve riuscire ad attrarre non solo per poche ore, come per gli scarsissimi eventi legati all’Autodromo, ma offrire “motivazioni” per rimanere qualche giorno sul nostro territorio (inteso come Circondario).

La permanenza è il punto sul quale bisogna lavorare: le 90.000 persone al concerto degli Ac/Dc rappresentano il tipico turismo mordi e fuggi. Certo consumano a livello alimentare, ma sono fortemente convinto che per il nostro territorio la ricchezza sia portata dai turisti che pernottano almeno un paio di notti e di giorno attivano una certa mobilità sul territorio.

Il turista cerca la cosa particolare che a casa sua non può vedere; facile da dirsi, ma perché un turista, italiano o straniero che sia, dovrebbe venire a Imola?

Quello che abbiamo non lo valorizziamo continuando a riporre le speranze nell’Autodromo.

Eppure Imola e Circondario hanno tante “perle” che, se ben pubblicizzate/valorizzate, potrebbero attrarre numerosi visitatori permettendo una “permanenza motivata” per più giorni. Esistono luoghi che potrebbero essere meta per una classica biciclettata culturale per i residenti e meta socio/religiosa per i non imolesi andando anche oltre ai confini nazionali.

Tra le molteplici attrattive inesplorate oggi ne scelgo una: la Basilica del Piratello ed annesso Cimitero.

Entrambi i luoghi presentano caratteristiche talmente particolari da renderli unici non solo nell’imolese.

La Basilica ruota attorno alla leggenda della Madonna del Piratello e, per i credenti, all’affascinante tema dell’Immacolata Concezione. Secondo la leggenda, e cosa ancora più importante secondo la Chiesa, tale località fu una delle prime tre dove Maria parlò del concetto, poi diventato nei secoli dogma, dell’Immacolata Concezione.

Non solo: chi fu il Papa che decretò il dogma dell’Immacolata Concezione?

Pio IX, non a caso, prima di diventare Vescovo di Roma anche Vescovo di Imola e devotissimo della Madonna del Piratello.

Incredibile da dirsi, ma uno dei pilastri del cattolicesimo ha preso forma a Imola: è storia!

Questa storia, queste vicende, questi legami li vogliamo valorizzare? Vogliamo stimolare una maggiore presenza turistica. Possiamo chiedere ai tour operator che inseriscano anche questi aspetti su Imola? Vogliamo aggiungere che il campanile della Basilica è stato progettato dal Bramante e che a pochi metri, entrando nel Cimitero (possibilmente ripulito e ristrutturato) possiamo ammirare elementi artistici unici e la tomba di Andrea Costa con l’epitaffio di Giovanni Pascoli?

Ma, prima ancora, siamo in grado di organizzare un paio di biciclettate domenicali Imola-Piratello, con guide storiche al seguito, per coniugare il moto fisico con quello mentale? (ci potete giurare che la biclettata si farà).

E per chi non ha voglia di ascoltare leggende ed entrare in un cimitero? Nessun problema, può proseguire pedalando nella splendida ciclabile figlia della Giunta Albertazzi, Sindaco di Dozza, arrivare a Toscanella gustarsi un caffè per poi rientrare.

I critici, in maniera assolutamente legittima, potrebbero riportarmi al nocciolo del problema nel senso che, pur valorizzando Basilica e Cimitero, la durata del tour sarebbe di poche ore, rifacendo emergere il problema del “cosa sono venuto a fare a Imola”. Domanda legittima alla quale si può rispondere solo in una maniera: se Imola punta al turismo deve valorizzare le bellezze nascoste che possiede, non esistono alternative.

Quali? Oddio, sono veramente tante e tutte meritevoli: il campanile di S.Maria in Regola e la sua antichissima vite, Palazzo Tozzoni, la Biblioteca e i musei civici e della curia, il Teatro, quasi tutte le chiese, il belvedere dei Tre Monti, i palazzi antichi e gli scorci suggestivi del centro storico. Queste bellezze devono essere sinergiche a quelle del Circondario perché la vera forza è riuscire ad offrire quel famoso pacchetto che dia senso a presenze prolungate da parte dei futuri turisti.

Una in particolare dovrebbe raccogliere le attenzioni degli amministratori: il Parco delle Acque Minerali, perché, in tale luogo, si incrociano passati lontanissimi con il presente.

Questa isola di verde, per la sua storia, potrebbe diventare un museo a cielo aperto specializzato in botanica, archeologia (si potrebbe ricostruire il villaggio scoperto dallo Scarabelli) e geologia, lavorando in sinergia con il museo della nostra città.

Inoltre, se le fonti delle acque minerali curative non sono state inquinate da xxxx, nulla nega di riattivare il consumo pubblico dietro piccolo obolo.

Sono piccole idee, ma Imola ha bisogno di piccole certezze quotidiane per dare sollievo alla piaga della disoccupazione.

Imola, in sinergia con il Circondario, ha il potenziale per creare un vero indotto turistico, serve la volontà e l’umiltà nell’ammettere che fino ad ora si è fatto veramente poco.

Mario Zaccherini

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