SEL IMOLA: L’ART. 18 NON SI TOCCA!!!

Noi siamo per la difesa e per il miglioramento dell’articolo 18, la cui modifica provocherebbe un regresso della società italiana.

Questo Governo ha difeso le banche e i banchieri, ma non può farlo a spese dei lavoratori.

I capitalisti privati controllano, in modo diretto o indiretto, le principali fonti d’informazione (stampa, radio e pubblica istruzione). Per cui è estremamente difficile che i singoli cittadini possano arrivare a conclusioni oggettive sul diritto al lavoro e avvalersi in modo intelligente dei propri diritti politici.

La produzione viene portata avanti in nome del profitto, non della sua utilità sociale; la giustificazione del profitto e la concorrenza senza limiti provoca un enorme spreco del lavoro, oltre che la deformazione della coscienza sociale, poiché si crea una competizione esasperata tra lavoratori, una guerra tra poveri.

Consideriamo, tale storpiamento della coscienza dei singoli, il peggiore dei mali del moderno capitalismo.

Tutto il nostro sistema educativo ne è contagiato. Si “inculca” nei giovani un atteggiamento di esagerata competizione in nome  dell’orribile “mors tua vita mea” che porta alla lacerazione dei rapporti e all’egoismo esasperato, con crescenti divisioni tra i lavoratori.

Occorre, invece, “inculcare” nei ragazzi il principio del perseguimento del bene comune, sviluppare la capacità dei singoli, consentire il loro miglioramento culturale e politico e il senso di responsabilità e di solidarietà verso i lavoratori più sfortunati. Anziché coltivare la glorificazione del potere e del successo, che caratterizzano la nostra società.

L’articolo 36 della Costituzione sancisce che i lavoratori hanno diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto e comunque tale da garantire una vita libera e dignitosa, allo sciopero, se sono in pericolo sicurezza e libertà, e a mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità, vecchiaia e disoccupazione involontaria. Chi oggi dice sì, per costrizione o bisogno di sopravvivenza, domani può rivolgersi al giudice per reclamare la lesione dei suoi diritti.

Riteniamo inaccettabile che in Italia manchi il salario minimo garantito per legge come in Francia e tantissimi altri paesi Europei.

E’ vergognoso che il salario dei lavoratori italiani sia inferiore del 30% rispetto a quello dei maggiori Paesi Europei e del 50% nei confronti delle retribuzioni in Germania e Inghilterra.

Tutto ciò non solo è disumano ma anche non conveniente, perché deprime l’economia.

In questa situazione vorremmo che il Presidente della Repubblica esercitasse la sua funzione di garanzia, rilevando la incostituzionalità di una modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e richiamasse le forze politiche al rispetto delle norme costituzionali, essendo il lavoro principale risorsa del nostro sventurato paese.

Francesco Chiaiese

Coordinatore Circolo Sinistra Ecologia Libertà del Circondario Imolese

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Filed Under: FeaturedLavoro e Welfare

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