CONAMI, KEYNES E LA 3ELLE By Mario Zaccherini

Prima o poi doveva succedere che un’idea di Renzi mi convincesse e, esagerare non costa nulla, mi entusiasmasse in maniera decisa.

Andiamo per gradi: durante la settimana scorsa sono stati rotti parecchi tabù. Padoa Schioppa ha affermato che ci troviamo davanti al fallimento del mercato, cancellando in un attimo tante convinzioni del tipo “il liberismo renderà tutti felici”, “il mercato è in grado di autoregolamentarsi autonomamente”, “meno Stato, più mercato (se non estremizzato, comunque non sarebbe una sciocchezza, ma una mezza verità).

Reagan, Thatcher, liberisti, globalizzazione, riduzione dei diritti non hanno creato un mondo migliore, ma drogato e come un drogato ai bordi della strada sta cercando di rialzarsi a fatica.

Oh ragassi, cerchiamo di capirci, la sconfitta del liberismo non è la sconfitta del capitalismo o tantomeno la vittoria del socialismo reale.

Il socialismo reale, distruggendo l’individuo, è un sistema economico che ha ragione di esistere quando un paese o uno stato devono ripartire da una situazione di estremo degrado economico e sociale (bene Cina, bene vecchia Urss, benissimo Cuba, malissimo Ungheria e tutti i paesi che avevano una struttura industriale marcata).

Ottimi i sistemi socialisti (o più o meno tali) che negli anni 60/70 hanno impedito svolte religiose secolari, garantendo un tenore di vita buona per gli standard locali.

Sarebbero benvenuti regimi comunisti, anzi stalinisti, laddove i territori non sono più controllati da stati sovrani e lasciati all’anarchia.

Così non è e ce ne faremo una ragione.

Se il comunismo uccide l’individuo non da meno si comporta il liberismo perché consuma l’uomo e riduce il mondo a mero calcolo economico e, peggio ancora, a pura finanza. Nel liberismo non esiste l’utilizzo razionale delle risorse, ma solo il profitto avendo un orizzonte di 12 o 24 mesi: massimizzare il profitto subito senza tenere conto delle esternalità, tanto quelle emergeranno dopo.

Discorso diverso quando il capitalismo è “controllato” dalla politica senza eccessi all’italiana.

I più anziani ricorderanno i tempi dello stato che oltre al controllo del mercato si era trasformato in controllore e controllato. Uno stato che produceva panettoni, detergenti, automobili (si mormora che ai tempi dello stato proprietario dell’Alfa Romeo, ogni vettura venduta, producesse una rimessa media di circa due milioni) non poteva essere l’esempio virtuoso da seguire, ma è innegabile che uno stato non può limitarsi a guardare quello che succede in maniera passiva. Deve, almeno in certi momenti diventare protagonista.

RENZI KEYNESIANO

Anche un uomo come Renzi certe cose le capisce bene, le capisce talmente bene che recentemente, sul tema dell’Ilva, si è lasciato andare a concetti e ragionamenti keynesiani.

Mentre il Pd sembra maggiormente interessato a continuare una sorta di telenovelas del terzo millennio (bellissima la recente sceneggiata sulla riforma del lavoro con Civati che vota contro, Bersani che è contro, ma vota a favore, altri che sono contro e non votano uscendo dall’aula e tutti insieme felici della non caduta del Governo….perché uscire dal Parlamento è facile, ma rientrare un po’ meno), il vincitore delle Primarie del Pd (ragazzi, la polemica mi esce sempre), nonché premier non eletto, ha fatto una proposta bella e condivisibile.

Nella sostanza propone un intervento a medio termine dello stato acquistando l’Ilva, una sorta di nazionalizzazione a termine con l’obiettivo di tutelare l’occupazione, salvare l’azienda per poi rimetterla sul mercato.

Lo ammetto non è esattamente Keynes, ma comunque un’azione forte dello stato in un settore strategico come l’acciaio.

Anche le frasi che usa il “Premier di Napolitano” sono forti «non tutto ciò che è pubblico va escluso», perché, sottolinea, «se devo far saltare Taranto preferisco intervenire direttamente per qualche anno e poi rimetterlo sul mercato».

Lo ammetto, poi mi pentirò, sono assolutamente d’accordo con il Segretario del Pd.

Nei momenti drammatici ed in settori strategici del paese il pubblico deve intervenire ed assumersi in prima persona le responsabilità. Una proposta del genere credo debba essere condivisa dal Parlamento, dai Sindacati, da Civati (potrebbe votare a favore dicendo di essere contrario) e Bersani, se informato preventivamente che la proposta è marcatamente di sinistra.

D’Alema? Speriamo voti contro, sarebbe la dimostrazione matematica della validità dell’idea.

IMOLA – CONAMI – 3ELLE

Mi domando se la validità delle idee abbia confini e mi rispondo con un lapidario NO.

Le belle idee vanno copiate, esportate e diffuse il più possibile.

Le belle idee costruiscono il mondo, su questo non possiamo non concordare.

Dunque siamo rimasti con gli applausi convinti a Renzi da parte mia e quelli, scontati, dell’infinito esercito di sorridenti ed impomatati supporters.

Epperò, c’è sempre un epperò, se l’idea del nostro putto fiorentino è valida per i lavoratori tarantini mi piacerebbe tanto, anzi tantissimo, importarla anche a Imola a favore delle aziende strategiche che stanno chiudendo.

Premetto che non conoscendo il mercato dell’edilizia volutamente non cito Cesi, ma mi permetto di prendere in esame la situazione della 3Elle.

Sul valore strategico di un’azienda con centinaia di occupati credo non serva dilungarsi, il problema è come salvarla, se si vuole salvarla. Vogliamo salvarla oppure farla morire trasformandola nella 5Elle?

La risposta è ovvia, scontata ed obbligata: vogliamo utilizzare tutte le risorse possibili perché Imola non perda (anche) questa risorsa. Lo ripeterò fino alla noia, quando un territorio perde delle professionalità che si sono formate in decenni, le perde per sempre, si volatizzano per non tornare.

Non dobbiamo ripetere gli errori fatti con Cognetex, ex Benati, Galeati ecc ecc, bisogna intervenire.

Come intervenire? Esattamente come propone Renzi, creando le possibilità per un intervento pubblico (ovviamente non in deficit) atto a stabilizzare la situazione, (ri)costruire il management, riformare il personale, il tutto utilizzando gli ammortizzatori sociali. Insomma aprire le porte ad un soggetto pubblico con buone risorse finanziarie tenendo conto che il mercato della 3Elle non è cotto, ma vivissimo ed in crescita, come da link

serramentiinlegno.it/il-mercato-globale-degli-infissi-cresce/

L’operazione non è facile per due motivi: 1) il marchio 3Elle esce disintegrato da questa situazione 2) il futuro dell’azienda è all’interno del pianeta, dove l’economia continua a navigare con valori positivi, e non dell’Italia. L’operazione dell’internazionalizzazione sarà lunga e faticosa, ma l’unica che possa permettere la vita.

Serve un soggetto forte, con un orizzonte temporale spostato verso i 5 anni che abbia a cuore il nostro territorio, serve ConAmi.

Perché ConAmi? Intanto perché soggetto pubblico con forti risorse economiche che già oggi lavora nel mercato con tante aziende e, in particolare, soggetto che non ha paura di chiudere diversi esercizi in passivo come insegna l’esperienza di Formula Imola.

A mio parere un attore economico di questa portata potrebbe letteralmente trasportare e trasformare un’azienda che non ha saputo leggere il mondo, in un’impresa dentro al mondo, magari entrando direttamente in società. Ok, la 3Elle è una coop, ma questo non esclude che ConAmi possa diventare socio sovventore oppure acquistare gli immobili per poi darli in affitto all’azienda.

Ultimo elemento: ConAmi, come fatto con l’operazione Autodromo, non deve diventare la proprietaria della 3Elle (non entro sulle peculiarità della cooperativa), ma svolgere una funzione socio capitalistica per permettere al nostro territorio di non precipitare ulteriormente.

Un intervento che la politica deve imporre come prioritario ed i tecnici declinarlo nel modo migliore per l’azienda, i lavoratori ed il territorio.

Credo che la via indicata da Renzi sia validissima anche a Imola, tra parentesi il territorio, da un punto squisitamente partitico è fortissimo: un onorevole, tre consiglieri regionale che a breve diventeranno quattro più un Ministro del lavoro proveniente dal mondo della Cooperazione. Tutti renziani, tutti fedelissimi al leader, insomma oggi o mai più. Mi correggo Marchetti della Lega non è renziano.

Matteo, in questo caso hai tutto il mio supporto, spero non manchi quello dei renziani.

Mario Zaccherini

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  1. John Maynard , barone says:

    Caro Mario,
    come solito hai preso un’abbaglio. Quando io parlavo, in Inghilterra di buche da fare e buche da riempire per generare il circolante, FDR lo fece negli USA dopo la grande crisi, l’ha fatto Mussolini in Italia (bonfiche ed industrializzazione), l’ha fatto Adolfo con le acciaerie e le IG Farben (quelle che hanno prodotto il topicida Ziklon B). Non tiratemi in ballo; io parlavo e scrivevo circa un secolo fa, al culmine e declino della prima rivoluzione economico-industriale. Sono fuori contesto. Di rivoluzioni economico-finanziarie ne avete sfornate a go-go. Io parlavo di valore nel lavoro. Oggi balbettate, in Italia, di opere pubbliche i cui costi per il 40% vanno finire alle Cayman. Narrazioni epiche sulle Multiutility che erogano latrocini legalizzati. Se non passate il biblico Mar Rosso della diminuzione delle dovizie, se non si assaggia il profumo del fumo della stufa, se non ci si rende conto che si DEVE decrescere in maniera serena…ehhh…quello diventa un problema. La GGente sopporta tutto , si adegua, riduce, amministra il poco, ma a fronte di: patenti arbitrarie agevolazioni, concessioni, favori, furti con destrezza legalizzati, depenalizzazioni, prevaricazioni, raccomandazioni, liste di attesa epocali, vorticosi cambiamenti delle regole (es. le tasse locali del rusco, etc.), informazione spesso orientata e conseguentemente l’impossibilità di farsi una opinione, il disorientamento e poi….ehhh poi la GGente si altera (eufemismo). Ed è questo che si sta cercando (es: Roma). Cari Italiani, pensate ai sacrifici dei vostri padri, madri, nonni e nonne riprendetevi con tutti i mezzi le redini per condurre il carro su un percorso,magari in salita, ma poco accidentato. Cercate e RICERCATE la serenità. E’ la rivoluzione del terzo millennio. Keynes
    P.S. Galere piene subito, non di miserabili ma di jene e sciacalli.

  2. Mario Zaccherini says:

    Sua altezza, la ringrazio per la risposta in italiano data la mia scarsa propensione all’utilizzo della sua lingua.
    Mi sono permesso di citarla non per riproporre il suo pensiero economico, come giustamente ha scritto sarebbe fuori contesto e forse fuori dalla storia, ma per evidenziare come sia folle un sistema che “spreme” i cittadini con tariffe sempre più elevate senza che, nel momento del bisogno collettivo, la “spremitura” umidifichi, almeno in parte, le labbra dei cittadini.
    Cerco di spiegarmi meglio barone: il mondo è cambiato, la casta nobiliare non esiste più, sostituita da quella politica. Una volta si nasceva nobili per volontà di Dio, oggi si è politici. Come Voi il diritto è quasi divino; pensi che, pur essendo parte di una Democrazia elettiva, ancora oggi il Presidente della Repubblica (una sorta di Re, anzi di imperatore) non viene eletto dai cittadini. Non rida, il Presidente del Consiglio (una sorta di Cavour, quello della politica del carciofo) viene eletto dal Parlamento, pur non essendo un parlamentare, ma per avere vinto una sorta di lotteria multivoto e multirazziale, in un partito dove tra cinesi, albanesi, italiani e furgoncini che organizzavano tour nei seggi non si capisce bene chi vota e chi no.
    Vuole ridere? Si ricorda la Breccia di Porta Pia? E stato un colossale errore, oggi saremmo governati da Papa Francesco e non il Cazzaro dell’Arno.
    Tornando all’economia, credo che concorderà con il mio modesto pensiero nel sostenere un ritorno dell’investimento pubblico (non a fondo perduto) per sostenere i territori.
    Sulla decrescita sfonda una porta aperta…..siamo già in decrescita.
    Nel salutarLa mi permetto una prece: se dovesse incontrare il Sig. Andrea Costa lo informi che stiamo lavorando (con scarso successo) per rendere pulita e prosperosa la sua tanto amata città.
    La saluto barone e grazie ancora.
    Mario Zaccherini

  3. Максим Литвинов says:

    Уважаемый Марио
    caro tovaritch Ti infomo che il Barone Kejnes venne in visita di piacere a Moskva in 1927 e osservò, osservato, i principi di funzionamento dello Stato e dell’economia dopo alla gloriosa rivoluzione. Rimase sicuramente suggestionato da come il nostro stato, realmente socialista (senza Re), funzionasse perfettamente. Tornò a casa e impastò un po’ di reale socialismo a reale capitalismo (laddove c’era il Re). Ne si ritrasse una teoria che, per forza, è stata adottata un pochinino da tutti. La grande Madre Russia (Soyuz Sovetskikh Sotsialisticheskikh Respublik) ha spalancato le porte a tutti i cittadini e li ha promossi ai vertici fra cui ricordiamo Kalašnikov, Stachanov, Gagarin, Tereškova, Laika, Akakij Akakievič Bašmačkin. In nostra tradizione Matrioska è Grande madre, solida, che contieneva geniarizionie. Anke Grande Babuska Josif Dzugasvili, grande cuore d’acciaio, ha promosso unità della nazione con agenzie di viaggio per grande landa di Siberia, ha istruito scuole di rieducazione per Kulaki, molto severe. Ki non si rieducava veniva bocciato, per sempre. Purtroppo da Voi, in Talìa, solo Matrioske: apri Napolitano e trovi Renzie, apri Renzie e trovi Alafanie, apri Alfanie e trovi Berlusconio, apri Berlusconio e trovi Alemannio, apri Alemannio e trovi Carminatio. Il Kejnesismo, da voi Talìa, è completamente ribaltato: non si passa dal lavoro al valore ma dal valore (non si sa come ricavato ) al lavorio precario. Keynes da voi, terra di gazpadin e tanti kulaki, riterrebe forse sarebbe ora di congegnare una sistema simile a quello di nostra grande madre (senza matrioske).
    (E’ vero che Voi in Talìa non avete Siberìa ma sicuramente troppj Gazpadin).
    Максим Литвинов

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