RETICOLO 18 By ENRICO MONACO

Ieri è passata la fiducia sul Job Act al Senato. Il premier Matteo Renzi ha preteso di riformare il mercato del lavoro dandosi come scadenza l’8 ottobre, giorno in cui si è tenuta la Conferenza Europea sul Lavoro a cui hanno partecipato i leader del Vecchio Continente. L’idea è stata quindi quella di correre verso un obiettivo per presentare in quella “vetrina” internazionale un paese capace di fare le riforme, per riacquistare la credibilità perduta negli anni. Insomma nel riscrivere le regole sul lavoro, provvedimenti che incidono sulle vite di tutti i cittadini e le cittadine, sembra che il Premier abbia ritenuto di prioritaria importanza il giudizio dei mercati esteri. A quanto pare invece per il poco tempo e l’entusiasmo dedicato sembra siano risultati del tutto secondari il parere e le esigenze dei cittadini, o per fare un altro esempio le necessità delle imprese che faticano ad ottenere finanziamenti dalle banche e soffrono problemi come corruzione, burocrazia, concorrenza sleale ecc. È stata chiesta all’Italia una fiducia in bianco con lo scopo di compiacere gli investitori esteri, presentando loro lo scalpo dell’art.18. Infatti abbiamo ottenuto il parere positivo di Angela Merkel e del Presidente del Parlamento Europeo Junker. Il Presidente Matteo Renzi che non è stato eletto dai cittadini, il terzo presidente di fila nominato, non ha trovato giusto e utile mettere in campo un serio dibattito pubblico sul lavoro, anche per trovare quella legittimazione che non ha dal punto di vista democratico; non ha trovato utile coinvolgere le parti sociali (i sindacati e le piccole imprese, oltre che le grandi); non ha ritenuto consono lasciare alle istituzioni democratiche il loro ruolo di confronto tra le parti. Non ha insomma riconosciuto all’Italia il diritto di esprimersi su un tema così importante. Il governo ha scritto un decreto in una stanza. Ha velocemente liquidato il dibattito interno nel Pd facendo votare nella Direzione Nazionale la sua linea. Ha incontrato i sindacati e le imprese dedicandogli un’ora. Ed ha infine presentato al Senato un decreto delega (un foglio in bianco sul quale scrivere sopra qualsiasi cosa) e su questo ha chiesto la fiducia del Parlamento. E poi via alla Conferenza Europea sul Lavoro a parlare con i leader del Vecchio Continente di Job Act come se fosse cosa fatta, mentre in quelle ore il decreto veniva “discusso” in Senato. Permettendosi anche di definire le proteste delle opposizioni “sceneggiate” poco serie.

Io penso che questa modalità d’azione che il Presidente del Consiglio ha messo in campo nei suoi pochi mesi di governo sia estremamente pericolosa per il paese. La sua è una condotta autoritaria e non è un caso che ieri al Senato ci siano state forti reazioni da parte delle opposizioni. Egli rifiuta l’ascolto e il dialogo con coloro che la pensano diversamente (addirittura anche con chi lo ha votato e lo sostiene in Parlamento). Questo comportamento conduce alla negazione della democrazia e apre le porte al conflitto istituzionale e sociale nel paese, che infatti è in atto. Risulta inoltre superficiale perché punta al solo raggiungimento dell’obiettivo, senza porsi il problema dell’utilità, della qualità del risultato raggiunto e della storia del partito che lo sostiene. In questo non sembra tener conto del fatto che il Pd è il risultato di una fusione di culture politiche di cui la più rilevante è quella del vecchio PCI, ovvero quella comunista. Un partito che ha sempre difeso il valore della democrazia, il rispetto dei diritti dei lavoratori ed ha espresso a livello amministrativo il buon governo, frutto della capacità di unire competenze politiche e sapere tecnico nella gestione dei comuni, delle province e delle regioni. Renzi governa con uno stile e con obiettivi culturali e politici molto diversi e troppo spesso incompatibili con questa cultura. E il rischio che questo può comportare, essendo il partito più forte rimasto sulla scena politica italiana, è che tutti i soggetti politici si trasformino definitivamente in strumenti personalistici, in comitati elettorali riuniti per il raggiungimento del potere, dove questo rappresenta l’unico minimo comune denominatore e il senso ultimo di quella organizzazione. Mi sembra che Matteo Renzi stia rappresentando questa cultura del potere e dell’ambizione personale più che l’idea di speranza alla quale spesso si richiama strumentalmente. Non esprime un progetto politico organico di centro-sinistra, quanto più un disegno variabile. Mette al centro della sua azione più il raggiungimento di un obiettivo che il suo valore politico (“il governo del fare”). Fa del marketing pubblicitario il suo stile trasformando ogni parola e ogni pensiero in uno strumento funzionale in quel momento alla ricerca del consenso, svilendo il significato che essi sottendono. L’unica cosa tangibile che rimane dopo ogni suo discorso pubblico è la sua ambizione, il suo entusiasmo e la sua energia che i sostenitori elogiano come virtù salvifica.

Sono convinto che agendo in questo modo il Premier ci condurrà allo sfascio definitivo. Perché non affronta i problemi reali del paese: se parliamo di lavoro l’ultima cosa che serviva era abbattere l’art. 18, argomentazione sostenuta da più parti sia dai sindacati che dalle imprese. Perché con il suo atteggiamento autoritario e arrogante distrugge il rispetto e il valore delle istituzioni che rappresenta: spiegatemi perché un cittadino dovrebbe rispettare le cariche dello Stato se il primo che le svilisce è il Presidente del Consiglio? E qui le somiglianze con Silvio Berlusconi cominciano ad essere inquietanti. Ed inoltre è una persona che al di là delle sue indubbie capacità comunicative dimostra di essere politicamente incompetente: trova più urgente “riformare” il Senato per farne una Camera inutile di nominati, per controbattere alla propaganda anti-casta del Movimento 5 stelle, che affrontare il tema della corruzione o della fiscalità seriamente, punti sui quali si potrebbe davvero costruire un rilancio del nostro paese. Con l’aggravante che si circonda, nelle istituzioni e fuori, di persone più incompetenti di lui (Madia, Boschi, Picierno ecc.).

Penso dunque che l’Italia abbia bisogno di un altro approccio per uscire dalla crisi. Il compito di coloro i quali vogliono provare a rappresentare un’alternativa che non scarichi i costi sui diritti dei lavoratori è quello di dimostrare sul campo e nelle istituzioni la capacità di organizzarsi, mettere in campo una visione organica di società e lottare per la sua affermazione. E nel farlo chi vorrà guidare questo processo dovrà essere capace di ridurre l’influsso nefasto di chi non accetta la democrazia come modalità di azione politica, senza per questo chiudersi alla crescita e all’apertura di questo movimento politico. Si dovrà dimostrare di dare valore alla parola unità e di saper praticare la cultura di governo, che ti insegna che se vuoi chiudere l’inceneritore devi poterlo fare prima di prometterlo ai cittadini in campagna elettorale. Gli elementi, gli uomini e le donne sulla scena italiana per condurre questa riscossa ci sono. Landini guida un sindacato, la FIOM, dimostrando che rappresentare i lavoratori è possibile e utile; SEL si sta opponendo in Parlamento all’autoritarismo del Premier, dimostrando che una sinistra che sa usare gli strumenti istituzionali esiste; dentro il Pd resiste una minoranza sempre più sottile nei gruppi parlamentari, ma diffusa e nutrita tra gli iscritti, che vorrebbe un Pd diverso; migliaia di cittadini auto-organizzati che fanno politica sia nelle istituzioni sia fuori da esse sono in agitazione per i fatti che scuotono l’Italia. Da queste esperienze può partire una risposta organizzata e credibile al disastro renziano. Dando fiducia a questi progetti e scegliendo bene al loro interno su quali persone puntare, è possibile far emergere una strada alternativa alla vulgata renziana. Ai cittadini il compito di pensarci e di decidere in che direzione andare, perché il cambio di verso di Matteo Renzi sembra portarci verso lo sfascio.

Enrico Monaco

Coordinatore Provinciale Sel Modena

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  1. Manzoni Andrea says:

    Non condivido l’analisi dell’alternativa a Renzi (parte finale dell’articolo), ma in fondo appartiene al gruppo politico che ha fatto prendere il premio di maggioranza al PD e poi si è dissociato dalla sua politica (o si è dissociato l’altro, scegliete voi). Critico in chi si batte e promette per un inceneritore e NON mantiene (critica corretta, ma non considera minimamente le attenuanti del caso) senza guardare in casa propria dove di promesse fumose ne sono state fatte a palate (non ultima come prima detto, l’alleanza col PD nelle politiche 2013)… un’alternativa che vede in uomini del sindacato che oggi tuonano dai palchi di fronte agli scioperanti per poi dileguarsi nel nulla nonostante si siano seduti nella poltrona più alta del partito, anzi andando spesso contro ai loro stessi principi…. Signor Enrico Monaco, sa quanti liquami dovete ancora spalare prima che il vostro pulpito sia minimamente paragonabile a quello dei 5 stelle… perchè nessuno è perfetto e tanto meno il movimento, ma la critica da chi è sempre stato presente in questo sfacelo proprio non la digerisco più…. E mi fermo qui, ma solo al pensiero di certe frasi di Vendola, mi viene veramente il volta stomaco….. Perchè prima di presentarvi fuori non fate la pulizia al vostro interno? Ma se non siete buoni di farla dentro al vostro partito con che faccia vi presentate a noi? Che arroganza nel fare la critica “velata” al m5s ! E adesso col pretesto dell’articolo 18 vi volete ancora nuovamente eleggere a paladini dei lavoratori ? Buona parte dell’articolo è buona, ma la conclusione è della stessa pasta che ha prodotto i “Renzi”.

  2. Enrico Monaco says:

    Caro Andrea, ho sempre fatto politica più all’esterno dei partiti che al loro interno. Ma essendo coordinatore provinciale di SEL da qualche mese ho potuto vivere direttamente anche questa esperienza. Per quanto sia parziale, ciò che mi sento di risponderle è che in ogni organizzazione politica, partiti e movimenti, chi anima questi raggruppamenti sono gli uomini e le donne che vi partecipano. Persone che sono affette da vizi, mancanze, difetti, ma anche valori, entusiasmo e qualità. Ho seguito il M5S, ho partecipato a riunioni e iniziative prima di entrare in SEL e non ho scelto di aderire per un semplice motivo. Non mi interessa e non trovo utile fare una battaglia morale per selezionare una classe di puri di spirito, liberi il più possibile dai vizi e dalle storture umane. L’essere umano sarà sempre animato da spinte contrastanti e i personaggi storici come Savonarola dimostrano che non serve aizzare il popolo contro il malcostume, ma serve un progetto a lungo termine per dare un’alternativa di vita a chi oggi non la vede. Non mi interessa fare l’analisi del sangue del tasso di etica pubblica presente in ogni singolo cittadino. Perché non saremo mai in grado, per fortuna, di obbligare ogni persona ad essere totalmente intellettualmente onesta e perfetta. Quello che possiamo fare è riunire le persone attorno ad una serie di idee organiche nelle quali possano riconoscersi e per le quali possano lottare, un progetto che possa nobilitarle. Noi in SEL cerchiamo di farlo a sinistra, sui temi della giustizia sociale, dell’eguaglianza, della libertà e dell’ambiente; voi del M5S lo fate su altri temi, a mio parere meno organici fra loro. SEL si è alleata alle politiche con il Pd di Bersani con il quale condividevamo una base comune. Non nego che fosse una base comune stretta e incerta, ma ci abbiamo provato per dare una governo di centro-sinistra a questo paese. Perché in democrazia si dialoga e ci si allea per costruire un governo, è il sistema che spinge alle alleanze. L’operazione non è riuscita, ma ad oggi governiamo in tanti enti locali in virtù delle precedenti tornate amministrative. In alcune riusciamo a portare proposte innovative, penso al governo di Milano ad esempio, in altre siamo più in difficoltà penso all’Emilia-Romagna. In ogni caso ci siamo e proviamo a cambiare le cose. Dico anche questo e sono sicuro che lei non condividerà. Al netto di tutto, quando governa il centro-sinistra i fenomeni del malaffare e della corruzione sono più attenuati e forse è anche merito del fatto che non solo all’opposizione ci siete voi, ma nella coalizione di centro-sinistra c’è SEL e tante persone oneste che anche nel centro-sinistra rifiutano un certo tipo di cultura.
    Le dico poi che mi sono stufato delle critiche generali scagliate contro il singolo esponente politico, le analisi di sistema o le invettive sul declino del paese. Le ho fatte anche io. Ma poi? Dove sono le proposte? Credo che dobbiamo confrontarci con questa sfida in Italia: la cultura del governo. E penso che SEL lo stia facendo. Per questo l’unica critica che ha trovato nei confronti del M5S in questo articolo è sulla cultura di governo, contro cui si è scontrato Pizzarotti, sindaco che stimo. Sui restanti aspetti ne avrei tante altre per il M5S, ma basta ricordarne una: cosa avete ottenuto da quando siete nelle istituzioni per i cittadini? Che obiettivi avete raggiunto? Qual è il senso della vostra opposizione? Ora bisogna governare, che si faccia in maggioranza o all’opposizione, che significa rendere il proprio ruolo utile. E come avete visto se non assolvete questo compito politico i cittadini vi rispondono con la sfiducia nelle urne. Io credo in un altro sistema di valori, che viene da più lontano, credo che la destra e la sinistra esistano ancora (ed esisteranno sempre), solo che si articolano in modo diverso oggi. Credo che il sindacato vada difeso, nonostante i tanti errori che alcuni sindacalisti hanno fatto. Dico che va difeso il sindacato, l’istituzione, non le singole persone. Credo che sull’art. 18 e sull’estensione delle tutele ai precari in SEL stiamo facendo una battaglia importante e sarei contento se la faceste anche voi del M5S. Spero che il M5S, che era nato con presupposti diversi, possa recuperare l’entusiasmo, la progettualità e la voglia di dialogo espressa in Emilia-Romagna prima delle cacciate. Oggi invece è in atto una deriva a destra. E non mi auguro questa svolta perché vorrei un’alleanza, potete anche andare sempre da soli per quel che ci riguarda, me lo auguro perché se il M5S decidesse di confrontarsi con le altre forze politiche mantenendo la sua autonomia ne gioverebbe la democrazia di questo paese e il primo ad essere in difficoltà sarebbe proprio Renzi che alla democrazia e al dialogo preferisce l’autoritarismo.

  3. Manzoni Andrea says:

    Bene, complimenti per la sua carriera straordinaria, è passato da indeciso che partecipava alle riunioni del m5s a coordinatore provinciale…Il m5s è sempre stato contro la legge 30 (non so se la ricorda…), anche voi mi sembra… avete governato e l’avete cancellata forse (2006)? Non faccia l’elenco pubblicitario di chi governa fa e chi non governa non fa (perchè voi nonostante abbiate governato avete fatto molto poco)… forse deve ripassare che cosa significa fare opposizione e cosa significa governare (ci sono e ci saranno sempre 2 parti distinte, chi governa e chi controlla)… il programma del m5s è ampio e può consultarlo sul sito… Il m5s non fa nessuna battaglia morale per selezionare puri di spirito, ha semplicemente scritto nero su bianco che 2 mandati e poi a casa ed entri in politica se sei a posto con la giustizia, come vede le battaglie sono già scritte su un regolamento, il movimento fa battaglie per farlo rispettare(leggermente diverso da come lo pone lei)…le assicuro che nel movimento non manca nessuno spirito del primo inizio, basta semplicemente che torni alle loro riunioni e non legga cavolate sui giornali… Lei afferma:
    “Le dico poi che mi sono stufato delle critiche generali scagliate contro il singolo esponente politico, le analisi di sistema o le invettive sul declino del paese. Le ho fatte anche io. Ma poi? Dove sono le proposte? Credo che dobbiamo confrontarci con questa sfida in Italia: la cultura del governo.”
    Questo proprio mi rifiuto di commentarlo (cioè è la tipica cosa che fate di continuo nei talk show)…la cultura del governo poi è bellissima….
    Infine, io non sono un attivista del m5s, io non sono come loro che dedicano molto tempo alla cosa pubblica, io sono molto meno, paragonarmi a loro non è giusto nei loro confronti…semplicemente li seguo molto e condivido tantissimo quello che fanno…. Spero un giorno di incontrarla, così mi metterà nero su bianco cosa ha fatto SEL(di buono per il paese) che non ha fatto M5S, io sarò lieto invece di spiegarle cosa invece non ha fatto il m5s per il male del paese.

  4. Enrico Monaco says:

    Mah… Apprezzo la sua apertura al confronto, parto da qui. Io semplicemente non credo che un movimento, che è ormai diventato un partito in quanto possiede una rappresentanza parlamentare, possa stare in piedi se non risolve punti cruciali prendendo una posizione che gli consenta di dare forma ad un pensiero organico. Il M5S non prende posizioni su immigrazione e diritti dei lavoratori dirimenti. Questo crea a livello territoriale gruppi di militanti che si differenziano profondamente nell’atteggiamento e nelle battaglie. E basta spostarsi di venti chilometri, da Comune a Comune per notare questo fenomeno. Se l’obiettivo è svolgere un ruolo di controllo e di pressione sugli altri partiti affinché seguano una moralità pubblica, va tutto bene. Ma in questo modo non si governa, perché non emerge una visione complessiva di come si vorrebbe farlo. SEL nel bene e nel male è stata protagonista di un processo di rinnovamento e di sviluppo della Regione Puglia. Un territorio che nel pieno della crisi economica ha investito in istruzione, cultura, turismo e nel settore manifatturiero producendo numeri in controtendenza sul piano occupazionale e delle esportazioni. Vendola, assieme ad altri e altre, ha contribuito a creare un modello per una regione del Sud Italia, dimostrando tra l’altro che con una cultura di sinistra e di governo si possono realizzare progetti politici superando la questione Meridionale. I dati li trova anche sul Sole 24 ore, una fonte non certo sovietica. Se vuole poi possiamo parlare di Milano, dove il sindaco Pisapia sta governando una città tradizionalmente in mano alla Lega Nord e a Forza Italia portando avanti politiche economiche locali di forte incentivo per la piccola imprenditoria soprattutto giovanile. Poi le potrei dire che nella Regione Lazio dove governiamo insieme al buon Zingaretti, che è addirittura del Pd, siamo riusciti a realizzare una legge che ripublicizza il servizio idrico applicando l’esito del referendum sull’acqua, in contrasto con la linea del governo centrale dettata da Renzi.
    Io penso che il M5S abbia una grossa occasione a Parma (e in altri Comuni dove ha il sindaco) e se la stia giocando tutto sommato bene con Pizzarotti, certo forse sarebbe meglio se Grillo lo sostenesse invece che cercare di delegittimarlo ogni tre per due, solo perché ha una sua intelligenza autonoma, cosa che lo spaventa molto, tanto da avergli fatto sacrificare una persona come Giovanni Favia che tutto avrebbe dovuto fare il movimento invece che buttare nel cestino.
    Poi le dico anche questo, penso che sia un errore insistere sulla questione dei 2 mandati facendone una regola ferrea. Personalità come Enrico Berlinguer, per dirne uno, non avrebbero mai potuto diventare ciò che sono state se avessero avuto questa spada di Damocle sulla testa. Certamente sono convinto che nei processi politici debbano pesare di più i militanti, gli elettori delle primarie, i cittadini prestati al servizio temporaneamente, ma occorre comunque che ci sia una classe dirigente più duratura. Che non vuol dire fare 7 mandati parlamentari, ma dare la possibilità di sviluppare un percorso di crescita fatto di lavoro (nella vita reale) e politica che consenta la costruzione di carriere più solide e resistenti nel tempo. Mi perdoni, ma ad esempio per fare il Presidente del Consiglio, della Repubblica, svolgere ruoli di garanzia ad altissimi livelli o semplicemente il dirigente nazionale di un partito occorre avere un curriculum politico di un certo tipo. Altrimenti certi meccanismi non si possono governare, ovvero si finisce per lasciarli esercitare da soggetti esterni che di solito sono lobby e privati dotati di un potere informale.

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