IMOLA NUOVO PSC: TRA PASSATO E FUTURO By MARIO ZACCHERINI

Mercoledì 22 febbraio, presso l’Hotel Donatello di Imola, il Pd locale ha organizzato una serata titolata: “P.S.C. Il Partito Democratico incontra i cittadini, i tecnici e le imprese”.

La voce del Partito Democratico è stata affidata, in ordine cronologico, a Fabrizio Castellari (Segretario Territoriale), Marcello Tarozzi (Segretario Comunale), Andrea Bondi (Assessore Urbanistica Comune Imola) e, nelle conclusioni, a Daniele Manca (Sindaco Imola).

Serata snella e piacevole nella forma non altrettanto nei contenuti: se lo scopo era organizzare una serata “pubblicitaria” a favore del Pd, cosa lecita sia chiaro, sicuramente l’iniziativa ha avuto successo, se invece l’obiettivo era presentare alla città il Psc penso che non sia stato centrato, anzi nemmeno inquadrato.

Tutti gli interventi sono stati troppo generalisti e di stampo fortemente politico/partitico, con l’unica eccezione di Bondi che ha tentato di entrare maggiormente nel merito, ma perdendosi nel percorso della serata, in particolare rinunciando a replicare con risposte tecniche su tutta una serie di constatazioni presentate da Raffaello De Brasi.

Il Psc rappresenta, per il Pd locale già ampiamente in campagna elettorale, una straordinaria possibilità di ascolto in quanto sta creando molto interesse e molte polemiche per cui, davanti alle diverse opinioni, mi sarei aspettato repliche competenti accompagnate da numeri. Purtroppo, come già scritto, le risposte sono mancate.

Tra parentesi ai primi di febbraio sul sito www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/02/con-il-nuovo-psc-del-comune-di-imola-si-distrugge-un-territorio-vincolato/ è stato pubblicato un intervento di Cesare Baccarini (ex assessore regionale Emila -Romagna) molto critico sul nuovo piano, in particolare sulla volontà della giunta imolese di “cementificare” una zona protetta (zona Piratello).

Quale scenario migliore per confutare la “chiamata alle armi” di Baccarini, ma, sorprendentemente, nessuno degli oratori ha pensato di replicare alle posizioni citate, facendo rimanere nel dubbio i presenti.

Dubbi e perplessità amplificati da De Brasi, che ha evidenziato, in particolare, come l’attuale struttura del Psc impedisca ai cittadini di esprimere un giudizio informato in quanto mancano ancora i dati. Oltre all’informazione estremamente parziale sono presenti aspetti non chiari come la perequazione ridotta, nel passaggio dal Psc1 al Psc2, dallo 0.39 al 0.2, la stessa perequazione avrà pochi soggetti coinvolti, fino a giungere ad un timore materiale rappresentato dalla constatazione che gli uffici tecnici coinvolti saranno pochi con chiari riflessi negativi sulle attività locali.

Il timore è che Imola possa subire una vera e propria violenza sintetizzabile in una colata di cemento più o meno selvaggia.

Gli attori che decidono sul futuro del nostro territorio stanno per dare il via libera alla costruzione di circa 10.000 nuovi appartamenti senza aver chiarito da dove nasce questo bisogno. Si ipotizza un fabbisogno abitativo per altre 20.000 persone. Chi sono? Da dove vengono? Nessuna risposta!

Questo probabilmente è il punto centrale della contesa: davanti ad un flusso migratorio di una certa consistenza chi governa il territorio deve dare delle risposte. Purtroppo, però, è sotto gli occhi di tutti, che una realtà come la nostra, che vive una profonda crisi occupazionale (negli ultimi anni sono state chiuse molte imprese che occupavano centinaia di lavoratori), non abbia il problema della mancanza di alloggi, ma l’esatto contrario, ovvero già oggi l’offerta supera la domanda.

Da qui un’ulteriore dubbio: se già oggi l’offerta supera la domanda, perché ampliare ulteriormente l’offerta? Gli effetti, oltre alla cementificazione, toccano direttamente gli interessi dei cittadini in quanto, una offerta superiore alla domanda nel mercato edilizio, porta al deprezzamento degli immobili. Un danno che sa anche di beffa, in momento in cui la casa viene pesantemente tassata.

Non solo: a Reggio Emila, per portare esempi concreti, si è cercato di limitare al minimo il consumo del suolo puntando all’espansione abitativa con 1/3 di nuovo e 2/3 di rigenerato, cosa che ad Imola e circondario pare non avverarsi. Se il piano dovesse concretizzarsi potremmo toccare con mano situazioni imbarazzanti con un Cimitero fatiscente, lasciato all’incuria da parte della Giunta imolese, vicino ad un nuovo quartiere, con un target medio-alto, costruito in una zona vincolata. Questo accostamente ha più un “sapore di Palermo”, che di “Imola”.

A tutte queste domande e perplessità il Sindaco Manca non ha dato risposte chiare, ma, all’interno di un intervento di “stampo Veltroniano”, ha cercato di coniugare grandi principi di coesione sociale al bisogno di rendere moderno e competitivo il nostro territorio.

Due passaggi mi hanno colpito: 1) Imola non ha periferie 2) il bisogno di una politica della casa a favore dei giovani.

Sul primo punto sorrido in quanto è evidente che Imola non ha periferie, per il semplice motivo che fisicamente non possono esistere. Imola ha un’estensione relativamente piccola; dall’autostrada al centro, dal ponte vecchio al centro, da Zolino al centro, dalla Pedagna al centro le distanze sono brevi e fisicamente non danno spazio per le periferie intese come immense distese di degrado dove l’amministrazione fatica ad entrare. Esistono invece zone dove è presente un disagio (Montecatone ed altre località) causato da continui furti. Bisogna stare attenti nel non confondere l’assenza dei disagi tipici delle grandi città (non siamo una grande città) con quelli che trovano espressione nella nostra realtà (bullismo, furti continui, strutture pubbliche obsolete o fatiscenti).

Sui giovani mi permetto di ricordare al nostro Sindaco che prima di parlare di alloggi dovremmo parlare di occupazione. E’ del tutto evidente che una politica abitativa “sociale” debba tenere in grandissima considerazione i bisogni delle nuove generazioni, ma è altrettanto evidente che se i giovani non hanno occupazione difficilmente potranno pensare ad impegni di lungo periodo, come l’acquisto di un appartamento.

Mi piacerebbe che la nostra Giunta inquadrasse il problema anche all’interno del Psc, vedendo in questo strumento la possibilità di offrire stimoli all’economia locale investendo nella ricerca e nella formazione. Il grande regalo ai giovani passa non tanto nell’impegno a favorire abitazione meno costose, ma nell’offrire nuove opportunità di percorsi occupazionali.

Mi sarebbe piaciuto vedere una vera e propria rivoluzione culturale da parte del mondo politico, per esempio creando, anzi recuperando dalle ex realtà produttive dismesse, spazi dedicati alla ricerca, in stretta sinergia con le realtà produttive locali. Invece di investire milioni di euro a favore dell’autodromo, si poteva creare un centro/polo di ricerca dove riunire le conoscenze ed i saperi pronti a raccogliere le sfide del nuovo millennio. Creare un nuovo rapporto pubblico/privato “aggredendo” l’innovazione per dare opportunità di lavoro ai giovani stimolando e favorendo start-up ad alto valore aggiunto. Il tutto ovviamente sotto la guida del competente mondo privato.

Questo, a mio avviso, darebbe ad Imola e circondario una prospettiva ed un futuro di spessore. Invece vedo una politica dal sapore antico, che investe da una parte nella cementificazione (non selvaggia, questo è vero) e dall’altra utilizza i soldi pubblici ancora una volta sul “vecchio motore a scoppio” (l’autodromo).

Concludo invitando il Sindaco Manca a cambiare passo e a riflettere sul nostro futuro cercando di utilizzare nuove categorie. Mario Monti, per fare un esempio, ha avuto il coraggio di dire no ad investimenti pubblici senza prospettive chiare come le Olimpiadi di Roma 2020. Forse anche ad Imola non sarebbe male seguire l’esempio del Presidente del Consiglio.

Mario Zaccherini

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RSSCommenti (2)

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  1. Giorgio C. says:

    Bravo Mario,vedo con piacere che la voglia di partecipare non l’hai persa, io si.
    Concordo con molto ciò che hai scritto, in particolare quando citi Reggio Emilia che ha deciso di edificare 1/3 di nuovo e 2/3 di rigenerato, mi sembra un attimo esempio da seguire e spero che la proporzione si riferisca anche agli edifici industriali.
    Non sarebbe male che si condizionasse l’edificazione di nuovi edifici al recupero di quelli fatiscenti, tanti mq. ristrutturati tanti mq. puoi costruire di nuovi, che ne dici?
    Il secondo motivo per cui scrivo riguarda il messaggio che un convegno di quel tipo mi ha posto, il PD è un partito “popolare” o un partito “elitario” o di soli “tecnici-addetti ai lavori”?
    A saperlo !!!!

  2. Mario Zaccherini says:

    Buongiorno Giorgio, come sempre usi parole piene di buon senso.
    La voglia di partecipare non l’ho certa persa anzi, dopo aver toccato con mano le dinamiche interne del Pd, mi è fortemente aumentata.
    Il Psc è un argomento molto difficile da un punto di vista tecnico e, per questo motivo, se il Pd vuole instaurare un dialogo con i cittadini dovrebbe offrire i mezzi per comprendere la complessità.
    La democrazia è discussione se si hanno le informazioni, in caso contrario è solo propaganda finalizzata al raggiungimento di opzioni già decise dalle solite, poche, persone.
    Noi cittadini non abbiamo alternative, siamo costretti ad entrare in campo su tutti gli argomenti fondamentali perché il vecchio metodo della delega ai partiti non funziona più.
    Chiedi cosa sia il Pd? Ti rispondo in questa maniera “Jacopo Lanzoni ha denunciato, anche alla stampa, il metodo utilizzato dai Giovani democratici imolesi per il loro congresso.”
    Quello è il Pd dei giovani………figlio del Pd dei “vecchi”.

    Un abbraccio.
    Mario

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