GIOVANI (POCO) DEMOCRATICI By MARIO ZACCHERINI

Spesso mi vedo costretto formulare critiche nei confronti del Partito Democratico su problemi di fondo che possono ricondursi ad una diversa visione della democrazia. In particolare, sul concetto di partecipazione e di trasparenza, mi trovo su posizioni che spesso entrano in conflitto con il partito perché, dal mio punto di vista, in particolare la partecipazione, deve essere intesa come momento di ascolto dal basso che, mediato dalla politica, diventa forma e sostanza dell’agire politico.

Il partito, sempre per me, non deve essere uno strumento nelle mani di parti dello stesso o delle amministrazione per mantenere il consenso, ma strumento che, ascoltando i bisogni e le aspettative della società, promuove una vera cultura sociale.

Non scopro nulla di nuovo, nello Statuto del Pd queste linee emergono chiare, ma purtroppo il partito è fatto da uomini e gli uomini sono fallibili o peggio.

Nello Statuto del Pd emerge con forza uno strumento di partecipazione modernissimo: le Primarie. Questo strumento facilita e stimola la partecipazione attiva dei cittadini e non solo degli iscritti: in effetti ha sortito risultati fantastici anche se qualche volta sono emerse discrepanze tra i candidati proposti dal Partito Democratico (Vendola, Pisapia, Zedda ecc). Una prima considerazione fondamentale: LE PRIMARIE NON SI PERDONO MAI anche quando il candidato scelto dal popolo non è quello del partito perché comunque vince sempre la democrazia partecipativa.

In particolare tra i giovani, questo nuovo strumento, trova interesse. Qui nascono i problemi. Se il Partito Democratico ha lanciato il messaggio agli italiani delle Primarie ci si aspetta che tale modalità sia interiorizzata nella cultura del partito, che diventi una cosa scontata, che i nuovi dirigenti in erba non appartengano più alla vecchia politica dei nominati, ma emergano in base al merito, merito riconosciuto da tutti perché tutti possono partecipare alle Primarie e votare.

Ragionamento banale: PRIMARIE=CLASSE DIRIGENTE GIOVANE FONDATA SUL MERITO.

In effetti, fino a pochi mesi fa la via sembrava questa. Ricordo piacevolmente come i Giovani Democratici della mia città (Imola) hanno accolto uno del maestri del pensiero delle Primarie Pippo Civati nell’estate 2011. Tutti a gara nel farsi fotografare vicino e nello scambiare parole con lui. Che bello vedere tutti questi giovani, molti di loro futuri dirigenti, così consapevoli dei percorsi democratici. Finalmente aria nuova nel partito. Senza paura verso il futuro, un futuro da affrontare con coraggio, rigore ed idee nuove.

Eppero’, purtroppo succede che le cose cambino e che anche il povero Civati possa essere messo nel dimenticatoio in un attimo. In fondo la cosa importante è avere un’idea da portare avanti………non necessariamente sempre quella……..se a Roma decidono che le Primarie sono state uno scherzo………allora sono stato uno scherzo anche per i Giovani Democratici (imolesi e non)………se la procedura per eleggere il nuovo segretario (Raciti, si sempre quello) non prevede le Primarie va bene ugualmente…….nel silenzio va bene, ci mancherebbe………se poi le procedure non sono esattamente democratiche………non è bello, ma di questi tempi è meglio tacere……perbacco non stiamo mica parlando di Berlusconi, ma del Partito Democratico…..democratico è già nel nome, meglio non essere rindondanti.

Concludo sottolineando la mia forte disapprovazione per le procedure utilizzate dai Giovani Democratici e dal solito silenzio ossequioso nei confronti del potere tenuto dai responsabili (nazionali e non). Quando è in ballo la Democrazia non bisogna avere paura, non bisogna essere timidi, la Democrazia va difesa e basta, anche a costo di perdere la “poltrona”. Non è possibile che nel 2012 venga chiamata in causa la Commissione Nazionale di Garanzia del Partito Democratico, per rilevare che il regolamento del Congresso G.D. “presenta alcune violazioni dei principi fondamenali di democrazia e partecipazione che rischiano di rendere illegittimo il percorso congressuale”. Se da questa scuola devono nascere i nuovi funzionari del Partito Democratico è meglio che ci fermiamo un attimo a riflettere perché, giovanili di questo tipo, esistono già nelle strutture berlusconiane e non è corretto duplicarle.

Il messaggio che il Pd ha dato, in pochi giorni agli italiani, tra i manifesti romani e le procedure per selezionare i giovani sa di vecchio, mentre il paese ha bisogno di una vera e propria rivoluzione culturale portata dai giovani, ma veri GIOVANI di idee e veramente DEMOCRATICI nei comportamenti.

Su questo tema posto un articolo di Antonello Paciolla (QUI L’ORIGINALE) 27enne Segretario di un Circolo del Pd di Noicattero, vicino a Bari.

Mario Zaccherini

Giovani Democratici, dobbiamo cambiare molte cose

Non so quanto sia arrivato al “grande pubblico” di tutto quello che sta succedendo attorno al Congresso nazionale dei Giovani Democratici. E già questo forse è un problema. Perché non è mai un buon segno quando le vicende di un partito o di una giovanile di partito sono note quasi esclusivamente all’interno di una ristretta cerchia di “addetti ai lavori”.  Comunque sia, credo sia ora di parlarne anche su questo blog, che se c’è da riflettere su qualcosa che non va nel Pd non mi tiro mai indietro. Proprio perché al Pd (ed alla sua giovanile) ci tengo. Allora, molto semplicemente: il Congresso nazionale dei Giovani Democratici si sta trasformando in un casino pazzesco. All’inizio del percorso dei Gd, per Statuto, sono state cancellate le primarie, che invece erano state utilizzate per  il primo congresso dei GD, quello fondativo. Una decisione che ha visto l’opposizione di troppe poche persone, secondo me. Se si volevano evitare strumentalizzazioni e infiltrazioni nelle votazioni sarebbe un eccesso di legittima difesa, che non ha fatto altro che far diminuire di molto la possibilità di favorire meccanismi di partecipazione alla vita dei Gd. E’ anche grazie a scelte come questa se si finisce per essere una giovanile ripiegata su se stessa. Una specie di club di giovane funzionariato, spesso incapace di uscire oltre i rassicuranti confini della vita di partito. (sì, lo so. I GD fanno moltissimo per essere presenti nelle scuole e nelle università. Ma con scelte del genere, poi, questi sforzi non servono a molto). Per questa scelta, comunque, si sta per andare ad un congresso nazionale dove si è chiamati a votare delle tesi, non direttamente dei candidati segretari. La votazione vera e propria sui candidati sarà affidata all’assemblea dei delegati, che vengono a loro volta eletti in collegamento ad una data “tesi”. Un meccanismo abbastanza astruso, quindi, che pecca di politicismo e sembra fatto apposta per restringere i processi partecipativi, invece che allargarli. Fausto Raciti (segretario nazionale) e i suoi hanno sempre detto che molte scelte sono state fatte per evitare “gli eccessi di personalizzazione della politica”. A voler prendere per buone queste motivazioni, va detto che in una fase in cui la politica è effettivamente iperpersonalizzata, pretendere di voler tornare indietro con un congresso con modalità nostalgiche ed antiquate è solo velleitario. La politica personalizzata c’è, e da un pezzo, non solo in Italia. Il mondo va così. Possiamo decidere che non ci piace e rintanarci nella nostra piccola nicchia. E il mondo non sentirà moltissimo la nostra mancanza, temo. Non finisce qui, comunque. A dicembre è stato approvato un regolamento congressuale che rendeva molto difficile la presentazione di mozioni alternative (oltre a quella della segreteria, che non poteva non avere i numeri necessari) Quella di Raciti è stata presentata. Con un giorno di ritardo. Pochi giorni dopo si è affacciato uno sfidante: Brando Benifei, appartenente alla segreteria nazionale. E’ riuscito a presentare una tesi alternativa, ma con diversi giorni di ritardo (e, se non ricordo male, con un po’ di firme mancanti). E’ stato dunque escluso dalla corsa. Ma ha fatto ricorso: anche Raciti, come scritto prima, ha presentato la sua tesi in (leggero) ritardo. La Commissione di Garanzia dei Gd gli ha dato torto. Ci ha riprovato con quella del Pd. Il verdetto è arrivato ieri, e inizia così:

“Si comunica che la Commissione Nazionale di Garanzia del Partito Democratico (CNG), riunitasi in data 12 gennaio 2012, visto il ricorso presentato da Brando Benifei avverso la decisione della Commissione di Garanzia Congressuale dei Giovani Democratici, dopo aver preso preliminarmente in esame il loro Regolamento congressuale, ha rilevato che tale Regolamento presenta alcune violazioni dei principi fondamenali di democrazia e partecipazione che rischiano di rendere illegittimo il percorso congressuale”.

Si riapre tutto da capo, quindi. E il Partito Democratico, con un sonoro ceffone, praticamente impone ai Giovani Democratici di darsi una regolata, che il congresso che si sta facendo rischia di essere addirittura illegittimo.  Penso che ci sia molto da riflettere, su questa vicenda. Bisogna capire come abbiamo fatto ad arrivare a questo punto. Dovrebbe riflettere il Segretario nazionale, e dovrebbe riflettere chi ha approvato quel regolamento (che, va detto, fu votato all’unanimità in direzione nazionale. Quindi anche da chi poi ha presentato la mozione di Benifei). Pensiamoci un po’ su, e cerchiamo di cambiare, finchè siamo in tempo.

Ps: piccola precisazione, se ce ne fosse bisogno. Non ho riscontrato differenze sostanziali tra la “tesi” di Raciti e quella di Benifei. Sono entrambe molto lontane da quelle che sono le mie idee, visto che per loro pare che tutti i mali vengano dal famigerato “neoliberismo”, che però secondo me in Italia non è mai arrivato. Come sa chi legge questo blog. Lo scrivo perché sia chiaro che non “tifo” per nessuno dei due sfidanti. Vorrei solo una giovanile di partito che faccia un congresso veramente democratico. Sul fatto che il riformismo sia quasi assente dal dibattito congressuale: non è certo una cosa positiva (per i riformisti). Probabilmente è colpa proprio di noi riformisti.

Ps bis: se vogliamo davvero bene alla giovanile non dobbiamo avere paura delle critiche, dobbiamo mettere molte cose in discussione. Il culto dell’unanimismo ci ha portati a questo punto. E mi sembra assurdo doverlo scrivere, perché è un fenomeno da vecchio partito comunista, più che da moderno partito democratico. Impariamo a discutere tra noi. Così non dovremo più litigare.

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RSSCommenti (4)

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  1. Guerrino Frontali says:

    E’ veramente curioso,
    Il Tuo sito, caro Mario, è carino e ricco di interessanti “provocazioni”.
    Io non sono PD, sono anzianotto, ma ho (avrei) una grande fiducia e stima nei giovani che sono il motore del cambiamento, protagonisti e titolari del futuro (una minaccia?).
    Sono certo che molti del PD frequentano questo ambiente e mi sconcerta il fatto che non si apra una discussione; neanche a morire!
    Non sarà che viga un’antidemocratica “conventio ad escludendum” su questo blog?
    Sono liturgie e prassi che il PCI ha sempre saputo abilmente operare, nell’assoluto rispetto delle forme (un atteggiamento odiosissimo).
    Sarebbe davvero sconcertante se fosse diffusa e operata proprio dai giovanotti (incrtapecoriti? o avviati a radiosi percorsi lavorativi?) del PD.
    Mille scuse per il disturbo,
    fraternità, Guerra.

  2. Mario Zaccherini says:

    Caro Guerrino, grazie per la fiducia!
    Premetto, non mi stancherò mai di segnalarlo, che il Pd, in particolare lo Statuto, è una cosa, il Partito Democratico imolese un’altra.
    Nella Carta i richiami alla democrazia, all’ascolto, alla partecipazione, all’etica pubblica sono innumerevoli, mentre nella realtà, spesso troppo spesso, ci si trova immersi in un mondo dove l’opportunismo e/o l’azione priva di idee autonome hanno il sopravvento.
    Quello che manca è l’azione; terminata la lunga e noiosa liturgia del Berlusconi di qua, Berlusconi di là ora che Berlusconi governa, pardon sostiene il Governo, assieme a Bersani la spinta propulsiva pare terminata. Scuola, lavoro, Costituzione? Boh, non si sa più nulla.
    Ad Imola, per esempio, manca una produzione culturale, visibile a tutti, che, per la giovanile di un partito di massa, dovrebbe essere lo strumento di base per allargare il consenso tra la società. Forse sbaglio, ma se nell’età più feconda, a livello di idee, non rimane traccia del pensiero dei Giovani Democratici su temi fondamentali come il lavoro, le alleanze, le Primarie, il “ribaltone” siciliano e la democrazia interna forse, più che politica, parliamo di altre cose.
    Dovrebbero avere il coraggio delle loro idee, avere la forza di lottare perchè queste vengano ascoltate, come fanno in altre parti d’Italia, come fanno molti giovani su facebook, sui siti, nei blog, ecc.
    Voglio essere chiaro: tra i giovani sono presenti dei bravissimi ragazzi, ma a livello dirigenziale le pecche sono notevoli. Manca, non tanto il coraggio, ma l’orgoglio di lottare per idee proprie, elaborate assieme ai giovani, assieme alla società. Sempre in linea con chi comanda, sempre un attimo dopo il partito per ripetere le cose dette dai capobastoni.
    Stiamo parlando delle figure che, ipoteticamente, potrebbero un giorno ricoprire ruoli importanti nel partito o nella società.
    Certo, chi non ha vissuto la vita interna del partito, potrebbe pensare che l’equazione giovane=timido sia la risposta a questo inverno delle idee, ma, per esperienza personale posso garantirti che ho visto situazioni di “timidezza” nei confronti dei maggiorenti e di profonda maleducazione nei riguardi del resto del mondo…………..
    D’accordo, essere maleducati è più un’inclinazione della persona, che un risvolto della politica, però già la mancanza di rispetto nei confronti delle persone è un indicatore di sistema.
    Non credo alla conventio ad escludendum nei confronti del blog, ma alla scarsa propensione democratica alla discussione pubblica.
    Più volte ho cercato di stimolare discussioni pubbliche ottenendo, al massimo, come risposta “vieni nella sede e ne parliamo” come se il problema fosse il mio, quando invece il problema è il metodo, i contenuti, la Democrazia.
    Da questo punto di vista l’associazione alle cose negative del vecchio Pci è quanto mai realistico, con una particolarità: una volta, dentro al partito, la discussione era viva e permetteva di operare in un ambiente dove il merito e le capacità erano il tratto distintivo del percorso formativo dei futuri funzionari.
    Ora, senza offesa per nessuno, siamo nel mondo delle nomine e il merito, spesso, rimane fuori da Viale Zappi.
    Sai qual’è la cosa che maggiormente mi fa arrabbiare? Il pensiero che durante il fascismo tanti giovani, quelli sì con ideali per cui combattere, abbiano donato la propria vita ad un ideale, senza chiedere nulla, senza pretendere una nomina, un posto un qualche cosa. Sono morti perchè credevano in una parola: Democrazia!
    Sul tema della Democrazia non transigo: o la ami o non la ami e chi fa politica senza amarla non è degno di rappresentare quei giovani morti.
    Non esiste differenza tra Berlusconi e D’Alema quando la Democrazia viene offesa, nessuna differenza!
    Vengo al punto:le procedure utilizzate dai Giovani Democratici per il loro congresso sono da tempo sotto l’occhio di tutti. Oltre ad avere abiurato le Primarie, capisci gli “anziani” lottano per l’affermazione di questo strumento partecipativo e i giovani ci fanno ripiombare nel passato, hanno creato un percorso non consono alle regole democratiche. Accusa gravissima! Accusa infamante! Accusa confermata, come scritto nell’articolo, dalla Commissione Nazionale di Garanzia del Partito Democratico.
    Cosa mi sarei aspettato? Almeno una presa di posizione forte e pubblica dei vari segretari giovanili, una assunzione di responsabilità nei confronti dei cittadini, degli elettori, dei democratici.
    Mi sarei aspettato che davanti agli italiani, in questo caso agli imolesi, i dirigenti avessero avuto il coraggio di prendere una posizione chiara di condanna, uno smarcarsi davanti a percorsi di chiaro stampo berlusconiano che nulla hanno di sinistra.
    Invece il solito silenzio, anche davanti a situazioni così gravi.
    Per questa volta, grazie al Pd, la cultura antidemocratica è stata debellata, ma, caro Guerrino, un domani potremo votare persone senza coraggio, persone che pur davanti a nefandezze certificate non hanno avuto il buon senso di dimettersi da un’organo anti democratico?
    Se non hai coraggio e idee…………molto meglio dedicarsi alla cucina.

    Mario

  3. Fabio says:

    Beh, cosa aggiungere? Mi sembra proprio che tu abbia detto tutto. Dispiace vedere i GD affetti da una forma di dalemite piuttosto fastidiosa…

  4. Enrico Monaco says:

    Che dire. Ho seguito la vicenda attraverso i giornali e penso solo una cosa che il segretario Raciti dovrebbe dimettersi se fosse un vero democratico dal momento che non è stato neanche capace, assieme alla direzione nazionale, di applicare democraticamente il processo di rielezione della classe dirigente.
    Sono vicende molto gravi che cosnosco di persona perché già viste replicarsi nella mia esperienza politica: è accaduto che venisse eletto un segretario in modo non democratico e poco trasparente. Io mi sono opposto in ogni modo, allontanandomi poi dall’attività di quella organizzazione politica.
    Ma come si fa a rivendicare principi democratici, criticando chi democratico non è senza seguire valori democratici? Come si fa a richiamarsi alla Costituzione e tradirla in prima persona non mettendo nelle condizioni i giovani di partecipare al processo di selezione della classe dirigente?
    Penso che i bravi giovani democratici dovrebbero, come fa giustamente Antonello Paciolla, richiamarsi ai valori che fondano il loro partito e ancor più concretamente utilizzare lo statuto come strumento di rivendicazione concreta di una cultura democratica. Tuttavia questa idea mi sembra paradossale. I governi Berlusconi hanno per anni portato avanti pratiche politiche non democratiche e le forze di opposizione hanno usato la Costituzione come strumento di difesa (e alcune di lotta) contro tale deriva. E oggi i “buoni” giovani democratici dovrebbero impugnare lo Statuto del loro partito per difenderlo dalla deriva di quei giovani che vanno avanti secondo logiche di potere e per particolarismi.
    Le regole vengono scritte per essere seguite, in democrazia, altrimenti stiamo parlando di un altro sistema di potere sicuramente non democratico.

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